FIRENZE – Ci saranno almeno altre otto tappe prima di sapere come andrà a finire. Partendo dagli scontri diretti incrociati di domenica. Il Cubino è nel punto più alto della sua storia e vuole restarci.

Dai tempi eroici della Terza al sogno Promozione, però la filosofia dei gialloblù non è mai mutata.

“Siamo sempre quelli, non siamo cambiati – spiega il presidente Francesco Conticini – Siamo quelli con le maglie lavate a casa, i giubbotti presi la domenica e portati al campo da noi dirigenti, l’allenatore che gira coi palloni sulla sua macchina e con le note difficoltà logistiche, senza un campo proprio. Siamo quasi da calcetto del giovedì sera” scherza.

“Ma, premesso questo, – aggiunge – ai nostri ragazzi cerchiamo di non far mancare mai nulla. E questo ha fatto sì che si creasse un gruppo anche fuori dal calcio, un gruppo fatto di amici, fidanzate, famiglie. Ed è così che tanti ragazzi, anche davanti a offerte economiche più allettanti dei nostri piccoli rimborsi, scelgono di rimanere”.

Il Reggello è due punti indietro. Dopo due terzi del campionato ormai non ci si può più nascondere…. “Siamo partiti per migliorare quello fatto lo scorso anno – prosegue – non ci aspettavamo certo di vivere quello che siamo vivendo. Anzi, partivamo dovendo fare a meno di un attaccante come Geri. E lo abbiamo fatto con la consueta scelta di mettere dentro ragazzi che avessero voglia di venire da noi, perché conoscevano già il gruppo e gli altri calciatori, come Chiesi o come Allegranti, che addirittura era tra i ragazzini che veniva a sostenirci all’inizio della nostra storia a Bagno a Ripoli e quest’anno, quando si è liberato dalla Fortis, ha deciso di venire da noi”.

Nel corso degli anni il Cubino ha cambiato pelle, pur non cambiando filosofia: “Da quando è arrivato Bonciani la squadra ha cominciato ad abbassare l’eà media, diversi nostri calciatori storici hanno smesso per questioni di età, e il livello si è alzato progressivamente, mentre tanti altri ragazzi sono cresciuti con noi, a cominciare da Marzoli. Rispetto alla precedente esperienza in Prima Categoria le cose sono cambiate: prima avevamo problemi a trovare le quote, adesso invece tanti giovani vogliono venire da noi, perché ora ci conoscono”.

Adesso che c’è il “rischio” concreto di salire ancora più in alto, la società non si tira indietro: “A Reggello c’erano almeno 150 persone in tribuna, i ragazzini avversari ci facevano i cori contro: ci siamo accorti che per noi era motivo di orgoglio, questo, una sorta di riconoscimento.  Così come quando sentiamo dire: Si gioca contro la capolista. Chi lo avrebbe detto qualche anno fa? Sopra di noi c’è un mondo tutto da scoprire, lo vedremo strada facendo. Aumenterebbero le trasferte e le spese probabilmente. Ma la nostra filosofia non cambierebbe: il budget è quello e resterebbe chi ha voglia di giocarsela con noi, come è stato quest’anno. E quando qualcuno dei ragazzi ha un’opportunitià di migliorare per categoria o per valore della piazza sono il primo ad essere contento per lui”.

Domenica la sfida al Galluzzo, prima delle ultime otto tappe… “Abbiamo una rosa più lunga che in passato, possiamo ruotare meglio gli elementi. Di sicuro da noi si lavora bene, non c’è la pressione che magari c’è da altre parti o nei paesi. Anche se ovviamente l’emozione del primo posto adesso è forte e si fa sentire. L’obiettivo iniziale era migliorare la semifinale play-off dello scorso anno e restare competitivi fino in fondo. Adesso che siamo lassù in cima, vediamo dove arriviamo…”.

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