GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – “La bandiera del Grassina è un classe 2001”: a confermarlo è, sui suoi canali ufficiali, la stessa società rossoverde.

Stiamo parlando di Adolfo Alfarano, che questi colori addosso li porta da cinque anni: “Ovvero – dicono dal Grassina Calcio – da quando fu tesserato, diciassettenne, nell’estate 2018. Lui i nostri colori ce li ha addoso dai tempi degli Juniores”.

“Ho giocato due anni con loro – spiega – poi ho visto da vicino Serie D, Eccellenza e Promozione. E ora inizio la mia sesta stagione in rossoverde”.

Queste le sue parole, rilasciate ai canali ufficiali rossoverdi.

Alfarano, poco più di vent’anni ma sei il più rossoverde di tutti. Cosa rappresenta Grassina per te?

“Per me è un onore. Il Grassina è stata la prima società che ha avuto il coraggio di portarmi fra i grandi. Ho un sentimento di riconoscenza ed enorme attaccamento. Qua sono sempre stato bene”.

Sensazioni per questa nuova annata?

“Sono contento che la maggior parte della squadra sia stata riconfermata. Sono stati centrati degli innesti fondamentali che potrebbero darci ciò che forse è mancato lo scorso anno, cioè un pizzico di esperienza nei momenti decisivi. Non diciamo quale sarà il nostro obiettivo, ma abbiamo voglia di essere protagonisti”.

La motivazione che ogni anno spinge a confermarsi col Grassina?

“La voglia di riportare questa società dove merita, e un grande sentimento che mi unisce alla squadra e alla piazza. Abbiamo dei tifosi rarissimi per la categoria, questo attaccamento fa soltanto piacere per noi giocatori sentire affetto per la maglia”.

Dopo aver visto… da vicino gli anni della Serie D, capita di parlarne ai compagni sognando magari di tornarci?

“Sì, certamente. Quando ne parlo dico sempre che le retrocessioni capitano, come ogni errore che umanamente facciamo tutti. Ma mi capita più che altro di parlare delle stagioni positive, di ciò che il Grassina vuole tornare ad essere: protagonista”.

Quest’anno la concorrenza in mezzo al campo è folta…

“Siamo talentuosi e ci completiamo. Tutti abbiamo caratteristiche diverse, consapevoli che la competizione fa soltanto bene alla squadra. Ovviamente parlo di una concorrenza sana: ci diamo una mano a vicenda, cerchiamo soltanto di stimolarci”.

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