SAN DONATO IN POGGIO (BARBERINO TAVARNELLE) – Se vogliamo raccontare la storia della pizzeria “della sportiva” di San Donato in Poggio, non possiamo fare a meno di parlare di Francesco Cellesi.

62enne, pensionato e sandonatino doc (abita in centro, vicino al Bar Pieri), è l’anima di questa manifestazione gastronomica conosciuta da tutti a Barberino Tavarnelle e dintorni.

E’ lui che quasi sempre fa la pasta: “Il nonno – ci rivela il nipotino Mattia, di dieci anni – una domenica riuscì a “tirare” 365 pizze con la “macchinina”. Dice sempre che questo è il suo record”.

La famiglia Cellesi è profondamente legata all’Asd San Donato Tavarnelle da quando il San Donato e il Tavarnelle erano due squadre distinte. In una parola, da sempre.

“Il calcio è una cosa che ho trovato in casa – inizia Francesco – Mio zio, Donato Cubattoli, e mio cugino, Paolo Cellesi, sono stati presidenti della società San Donato per tanti anni”.

“Da piccolo, ai tempi dell’austerity, incominciai a seguire la squadra con loro – aveva circa dieci anni – Era un privilegio andare alle partite quando non poteva andare nessuno”.

E da allora ci è andato ogni domenica, sia in casa che fuori.

“Poi entrai nel consiglio – ci racconta – A tredici anni montavo sulla “Vespina” e con l’assegno in tasca andavo in piazza a San Casciano, nel negozio del Bruschettini, a comprare le scarpe ai giocatori”.

Ecco, all’inizio degli anni Ottanta, l’idea della pizzeria: “A San Donato facevamo la Festa del Bruscello. C’erano due stand gastronomici: uno dietro le mura e l’altro nella piazza del Pozzo Nuovo, davanti al circolo. Qui il comitato, di cui facevo parte, pensò di fare la pizza”.

“Chiamai Nicola Baiano, che ci insegnò a fare la pizza – aggiunge – e da quel momento la ricetta è rimasta sempre la stessa. Andavo a prendere la mozzarella fresca al Caseificio Lucano in via del Palazzo dei Diavoli a Firenze”.

“Alla pizzeria unimmo il torneo di calcetto, nella stessa piazza – prosegue – Passata l’ultima Sita, alle 20 chiudevamo la strada. Venivano persino dall’Impruneta e da Scandicci per giocare: non c’erano tornei allora. Facevamo pagare 200 lire a spettatore; c’era sempre tanta gente a vedere”.

“Dato che la cosa prese campo, non poteva continuare in piazza – ricorda ancora – Una quindicina di anni fa il Comune realizzò per noi una struttura tra la farmacia e la Coop. In qualità di società sportiva, la arredammo e mettemmo i forni”.

Da quel momento, ogni giorno, nel periodo estivo, è gestita da volontari, a rotazione: pizzaioli, fornai, camerieri, cassieri. Tutti, ovviamente, non del mestiere. Ma con grande attaccamento al calcio, alla società e al paese.

E proprio grazie alla loro passione sono arrivati a conseguire risultati a dir poco straordinari, come… 500 pizze in una sera. Permettendo così di sostentare, attraverso gli incassi, l’associazione sportiva.

“Le donne sono state la forza di questa società – riprende la parola Francesco – Eravamo un gruppo di una ventina di amici, più o meno della stessa età. Le nostre mogli venivano ad aiutarci dopo lavoro per preparare i sughi”.

Tra queste c’è anche Lucia, con la quale Francesco condivide la sua vita da… 44 anni. E dalla quale ha avuto due splendidi figli: Marco e Anna. Anche loro – ça va sans dire – fanno il turno. E persino i nipoti vanno ben volentieri a dare una mano.

La pizzeria è senza ombra di dubbio sinonimo di condivisione e amicizia. Ma è anche sacrificio. Così chiediamo a Francesco che cosa lo spinga a portare avanti questo impegno con una tale costanza.

“Il calcio è la mia passione – ci risponde Francesco, con gli occhi che brillano – Ci siamo tolti tante soddisfazioni. Abbiamo girato tutta l’Italia. Partendo da un paesino con dieci case siamo arrivati fino a Potenza, fino alla Serie C”.

“Ha rappresentato anche l’occasione di trascorrere delle belle giornate in compagnia degli amici – sottolinea – In occasione delle trasferte, dopo la partita, andavamo a mangiare al ristorante e facevamo un giro tutti insieme”.

“E poi – conclude Francesco, orgoglioso di quello che fa, in modo estremamente naturale, per San Donato (e non solo) da una vita – quando la gente viene a mangiare e ci dice che la pizza è buona, ci fa molto piacere”. 

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