A sinistra Lorenzo Di Francesco, a destra Alessandro Morelli

MERCATALE (SAN CASCIANO) – La San Michele Cattolica Virtus si gode un allenatore che ha conquistato mete mai raggiunte prima dalla società. E che ha iniziato a muovere i primi passi sulle panchine della Sancascianese.

Lorenzo Di Francesco, classe ’87, è infatti un mercatalino doc e ha calcato per anni il rettangolo di gioco di viale Garibaldi, vestendo anche i panni di capitano della prima squadra gialloverde.

Proprio durante gli ultimi anni da giocatore, ha iniziato anche il percorso da allenatore; e dopo varie esperienze è approdato nella società fiorentina dove sta ottenendo dei risultati eccezionali.

Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia e i segreti del suo staff (nel quale è presente un altro sancascianese, Alessandro Morelli) per raggiungere tali risultati.

Da quanto tempo alleni e dove hai iniziato a farlo?

“Questa in corso è l’undicesima stagione in cui alleno. Ho iniziato a San Casciano prima con la categoria Esordienti e poi con i Giovanissimi, fino ad arrivare ai Giovanissimi Regionali. Per motivi lavorativi, e non solo, mi sono dovuto spostare su Firenze. Qui ho iniziato facendo un anno di Esordienti Regionali allo Sporting Arno, poi mi sono trasferito due anni alla Lastrigiana dove ho fatto i Giovanissimi B di Merito e i Giovanissimi Regionali Elite, per poi approdare sulle panchine della San Michele Cattolica Virtus. Questo è il quarto anno che sono qui (due anni con l’annata 2008 e due con l’annata 2010)”.

Come è andata quest’ultima stagione e quanto sono maturati i ragazzi rispetto all’anno passato?

“Tutto il biennio è andato molto bene, a parte i primi due-tre mesi dove abbiamo dovuto trovare un equilibrio tra le esigenze del nostro staff e le necessità di un gruppo di ragazzi di 12 anni. Il gruppo ha una volontà enorme di recepire e di imparare, e una grande propensione a ricevere sollecitazioni. Indubbiamente, i ragazzi hanno grandi qualità a livello tecnico, ma prima di questo sono un gruppo che si aiuta sempre e che si allena in funzione di un miglioramento costante. Ma ancor di più, è un gruppo che ha un carattere forte perché riesce a reagire sempre nel migliore dei modi a qualsiasi difficoltà che si presenta. Perciò, a livello di crescita, siamo convinti di lasciare al settore agonistico dei ragazzi pronti per fare bene anche nei prossimi anni”.

Avete raggiunto traguardi incredibili, in particolare alle finali Elite. Come vi siete conquistati l’accesso al quadrangolare di Rovigo e come è andato?

“Il quadrangolare di Rovigo è uno step del torneo composto da tutte le Scuole Calcio Elite d’Italia. Si sviluppa partendo dallo step provinciale, fino ad arrivare a due fasi finali nazionali. La prima, con le ultime 16 squadre rimaste, l’abbiamo giocata a Rovigo e la seconda, la “Final Four”, la giocheremo il 2 giugno a Tirrenia. Abbiamo affrontato questo torneo con la volontà di confrontarci con squadre sempre più forti e nella prima fase finale abbiamo infatti fronteggiato compagini fortissime (ad esempio l’Hellas Verona, che oltretutto è una squadra professionista)”.

Grandi soddisfazioni insomma…

“A fronte di questo andamento, aver vinto la prima fase finale ha reso orgogliosi in primis la società, che non aveva mai raggiunto questo traguardo, ma anche i ragazzi e noi dello staff. Siamo riusciti a trasmettere al gruppo la nostra passione e a concretizzare tutto il lavoro fatto in questi anni. Lavoro che non può esserci senza una famiglia alle spalle che ci supporta e ci sostiene, appoggiando ciò che facciamo, consapevole di dover comunque sottrarre un po’ di tempo alla famiglia stessa”.

Al di là di come andrà a Tirrenia, quali sono i tuoi piani per l’imminente futuro e per la prossima stagione?

“A causa dei miei orari di lavoro sono vincolato ad allenare squadre nella seconda fascia (quindi allenamenti che partono dalle 17.30 in poi). Mi piacerebbe molto tornare ad allenare Giovanissimi e Allievi, ma, per varie ragioni, trovare una società che permette a quelle categorie di allenarsi nella seconda fascia è davvero difficile. Sono consapevole però che mi trovo in una società molto importante, dove mi sento a casa. Si lavora con grande qualità, con gruppi sempre buoni e membri dello staff che aiutano costantemente a crescere. Questo è fondamentale perché è vero è una passione, ma personalmente cerco sempre di allenare in modo professionale. Per la società c’è la volontà di continuare un percorso insieme. Io, come detto, qui mi sento a casa e non sento la necessità di dover cambiare. Comunque in questo momento pensiamo alle ultime importanti partite da affrontare, poi vedremo”.

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