OSTERIA NUOVA (BAGNO A RIPOLI) – È sempre bello quando il corso di una qualsiasi disciplina sportiva si arricchisce di nuovi allievi. Tanto più se con questo pretesto si ha la fortuna di conoscere delle persone speciali.

Questa è proprio la storia dell’incontro fra la palestra di karate Empi Dojo di Osteria Nuova e Gea, una bambina solare e dal sorriso contagioso.

Grazie ai suoi modi gentili e a un’irrefrenabile voglia di interagire con il mondo che la circonda, Gea ha presto fatto amicizia con tutti i suoi compagni di corso, stringendo con alcuni di essi un legame particolare.

Allenarsi con chi pratica da più tempo è sempre utile per apprendere più velocemente e familiarizzare con i complessi movimenti del karate, per questo Gea ha trovato in Noemi un’amica e una compagna di allenamento perfetta.

Gea è una bambina sorda, ma questo aspetto non è mai stato di ostacolo nell’interazione con Noemi, con i maestri o con gli altri bambini.

Ciò nonostante, spesso il forte desiderio di comunicare con Gea si scontrava con il timore di non riuscire ad esprimersi in maniera adeguata a trasmettere il messaggio.

E allora perché non venirsi incontro, trovarsi a metà strada?

Perché non chiedere a Gea e alla sua interprete di insegnare ai compagni di corso alcuni dei segni più utili per poter comunicare con lei?

E così, un po’ per volere degli stessi maestri del dojo – Marco e Francesca – e in larga misura per volontà dell’interprete di Gea – Chiara – è nato il progetto “Parliamo con Gea”.

Una volta a settimana, nei venti minuti a cavallo fra i due corsi principali dedicati a pre-agonisti e agonisti, Chiara e Gea, davanti ad un semicerchio di bambini attenti, mostrano alcuni dei segni della LIS che possono tornare utili in una conversazione o in allenamento.

Così i suoni che indicano parole comunemente usate in palestra – cintura, parata, compagno – diventano gesti, segni, per parlare con Gea.

Un’iniziativa accolta con grande favore da parte non solo dei compagni di corso di Gea, ma anche dei loro genitori, che vedono in questo progetto la volontà da parte dei maestri di creare un luogo, il dojo, in cui tutti possano sentirsi a proprio agio, pienamente integrati nel gruppo.

Martina Metafonti

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