GREVE IN CHIANTI-BAGNO A RIPOLI – Il progetto Karaterzetà nasce dall’idea dell’istruttore di karate Marco Diani che ha intuito come poter adattare il karate per poterlo utilizzare come attività fisica nelle persone sopra i 60 anni.

In una società che vede allungarsi l’aspettativa di vita è necessario offrire servizi che diano la possibilità di poter passare il maggior numero di anni in autonomia.

Sappiamo oggi che lo stile di vita influenza molto questo aspetto e tra le varie strategie attuabili, fondamentali sono, l’attività fisica e la creazione di una rete sociale che permetta un sostegno costante.

Entrambe queste caratteristiche sono alla base del progetto nato nel 2016 dalla collaborazione tra il Maestro Michele Romano della Tzubame Karate Dojo Di Greve in Chianti , l’istruttore Marco Diani dell’Empi dojo di Bagno a Ripoli e la FIK Federazion Italiana Karate (Direttore Centro Nazionale Formazione e Ricerca Maestro Fabio Tomei).

Le lezioni iniziano con un riscaldamento, lento e attento a ogni distretto corporeo, successivamente si passa al karate adattato, con particolare attenzione a non sovraccaricare le articolazioni e con attenzione alle esigenze di ogni allievo.

Fondamentali sono la creazione di un gruppo saldo e le ristate. Hanno completato il progetto delle visite semestrali che mi hanno vista coinvolta quasi dall’inizio del progetto, in grado di valutare i progressi dei partecipanti.

I risultati auspicati erano quelli di migliorare il controllo posturale, sviluppare una buona coordinazione, incrementare e mantenere un buon tono muscolare, aumentare l’escursione articolare, migliorare concentrazione, memoria e tono dell’umore

Da ottobre 2016 a gigno 2020 sono state seguite 17 persone con una media di 73,6 anni di età al reclutamento, che hanno frequentato in media 2 lezioni settimanali.

I risultati ottenuti, studiati tramite test medici oggettivi, sono stati ottimi, alcuni esempi sono stati il miglioramento già dopo sei mesi della pressione arteriosa sistolica (Da 145,18 mmhg a 143,61 dopo 6 mesi e a 140.00 dopo 4 anni).

Il miglioramento della pressione diastolica (da 83,15 a 76,25 Mmhg in 4 anni), della capacità di alzarsi e sedersi da una sedia senza l’aiuto delle braccia (Test sit to stand) (Da 12.4 sec per alzarsi e sedersi 5 volte alla prima visita A 7,6 sec all’ultimo controllo), dell’equilibrio (Ortostatismo con i piedi in tandem punt/tacco mantenuta per 11,2 sec a t0 e per 13,9 sec a t4) e la velocità di percorrenza di 4 mt a passao veloce (Da 4,9 sec. A 3,7).

Interessanti anche i buoni risultati ottenuti nel periodo di lock down grazie alle lezioni on line.

Di alcuni test le valutazioni non sono state significative, in quanto “troppo geriatrici” per il gruppo presente (Es. miniCog e indice di Barthel).

In conclusione in un’età in cui spesso le persone credono di dover accettare un fisico, passatemi il termine, acciaccato, perché è normale così, perché a una certa età è normale non poter migliorare, è normale convivere con il dolore, perdere la memoria o stare soli. Abbiamo dimostrato che questo, invece, non è normale e Karaterzetà, ricorda alle persone che partecipano che se abbiamo il coraggio di metterci in gioco si può sempre migliorare, ogni giorno, soprattutto grazie a un gruppo affiatato.

I risultati ottenuti, personalmente, mi entusiasmano, quando ho iniziato a rimettere insieme i dati quasi non credevo ai risultati, soprattutto per quelli a breve termine.

È stato bello seguire questo gruppo e partecipare personalmente alle lezioni, ma ancora più soddisfacente è stato vedere quanto possa essere importante questa realtà.

Maggiore equilibrio, migliore coordinazione vogliono dire minor rischio di fratture (tra le prime cause di perdita dell’autonomia nell’anziano troviamo la frattura di femore), miglioramento di pressione e frequenza cardiaca significano riduzione del rischio cardiaco, il miglioramento della forza permette di poter mantenere la possibilità di autosufficienza più a lungo (basti pensare alla possibilità di poter fare la spesa da soli o di portarla su per le scale, ma gli esempi potrebbero essere numerosi).

Infine, socializzare è importante per non sentirsi soli, per mantenere un buon tono dell’umore e sentirsi motivati a tornare in palestra giorno dopo giorno. Insomma, perché non provare?

Giuditta Serni, medico chirurgo


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