Leonardo Guidotti, presidente del Belmonte

PONTE A NICCHERI (BAGNO A RIPOLI) – “Il mondo dello sport sta attraversando uno dei periodi più bui degli ultimi decenni, e il calcio non è da meno. Il problema dell’abbandono da parte dei ragazzi delle scuole calcio e dei settori giovanili è sotto agli occhi di tutti; i numeri allarmano, le istituzioni ne sono al corrente, credo sia giunto il momento di intervenire in modo deciso per arginare una catastrofe sociale ancor prima che sportiva”.

A lanciare l’allarme è Leonardo Guidotti, presidente della Giovani Grassina Belmonte, società che dalla passata stagione ha intrecciato il suo percorso col Grassina, instaurando un sodalizio in cui – da maggio scorso – è entrata a far parte anche la Floria.

Sono passati sei mesi da quando questa nuova creatura ha preso slancio, ancora presto per abbozzare bilanci (soprattutto quelli tecnici) ma che sulla sfera sociale Guidotti abbia centrato il punto dolente questo è evidente.

Quindi, cosa fare? “Sono consapevole che nessuno ha la bacchetta magica – afferma – ma qualche modo per tamponare c’è. Che il problema principale delle società sportive riguardi la sfera economica è noto; continuare ad accollarsi mutui per sostenere le spese degli impianti non può essere la strada del futuro. Penso che le amministrazioni potrebbero azzerare i canoni di affitto, farsi carico delle utenze, chiedendoci in cambio la valorizzazione delle strutture che, dopo tot anni, gli sarebbero restituite ex novo”.

La questione economica incide immancabilmente anche su un altro ambito: l’abbandono dei volontari oltre che dei ragazzini: “Le società sportive, come ogni altra realtà associtiva, fanno leva sulla disponibilità delle persone disposte a dedicare il loro tempo, ma se quest’ultimo deve essere speso quasi esclusivamente per la ricerca delle risorse necessarie è evidente che gli stimoli possono venire meno nelle persone di una certa età, figuriamoci nei giovani”.

Ai nastri di partenza di questa stagione Giovani Belmonte Grassina e Floria si sono presentate con un parco di 650 giocatori tra scuola calcio e settore giovanile; numero non di poco conto ma senza dubbio smussato dalla problematica da cui siamo partiti:  “Che riguarda la sfera psicologica dei ragazzini ma in molti casi anche quella economica delle famiglie che hanno alle spalle. Se la federazione elargisse un incentivo a tutte le famiglie per l’iscrizione di un bimbo ad una scuola calcio sarebbe utile per contrastare almeno una parte del problema”.

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