Con Michele Romano

GREVE IN CHIANTI – Il 30 novembre scorso Oreste Minici ha compiuto 83 anni: a pochi giorni dal suo compleanno lo Tzubame Karate Dojo vuol fare un regalo al suo fondatore.

In tanti si sono resi disponibili per raccontarci un aneddoto o un piccolo ricordo dei tempi in cui, il Maestro Oreste, ha aperto la scuola di karate a Greve in Chianti. E con una passione immensa ha insegnato a tanti i principi di questa nobile arte marziale.

Per cominciare abbiamo parlato con Rita Pannacci, moglie, compagna ed amica da sempre: “Siamo sposati da 45 anni, conosco benissimo tutti gli sforzi che Oreste ha fatto e tutto l’impegno che ha messo nel karate. Ha cominciato quando aveva 17 anni, a Firenze, sotto il Maestro Dino Piccini“.

“Iniziò perché a seguito di un brutto incidente i dottori gli dissero di fare tanto sport – prosegue Rita – ne provò vari, ma poi con Giuliano Focardi iniziarono karate. E scoprirono un grande amore. Oreste ha sempre dedicato tutto il tempo che poteva al karate, appena finiva di lavorare pensava solo alle varie palestre dove allenava ed ai suoi allievi, molti dei quali sono diventati suoi grandi amici”.

Non potevamo non sentire proprio Giuliano, che a 85 anni ancora frequenta la palestra dello Tzubame: “Abbiamo cominciato insieme e poi sono sempre stato al suo fianco. L’ho aiutato con l’apertura della palestra a Greve: l’associazione sportiva si chiamava Centro Sport Popolare di Greve, e la sede era alle scuole elementari”.

“Però – sottolinea – il Maestro, quello che tirava le fila e che gestiva tutto è sempre stato Oreste, fino a quando ci fu il passaggio di consegne con Michele Romano, un campione che ha iniziato con Oreste come Maestro. Credo sinceramente che almeno una volta, tutta Greve sia passata dalla sua palestra”.

Raggiungiamo Roberto Piccini: “Io sono il figlio di Dino Piccini, il Maestro con cui Oreste e Giuliano iniziarono Karate a Firenze. E con il quale divennero cinture nere. Ero più piccolo di loro ma vivevo in palestra, e mi ricordo di questi due grevigiani che non mancavano mai un allenamento”.

“Un aneddoto che mio padre racconta sempre – sorride – adesso a 101 anni, è che a volte arrivavano in bicicletta: da Greve a Firenze in bici andata e ritorno per allenarsi. Monumentali”.

“Una cosa che mio padre dice sempre e che io ho potuto verificare nel corso degli anni – conclude Roberto – è la bontà d’animo di Oreste; è sempre stato un uomo rustico, contrario ai compromessi e poco avvezzo ai “giochi”. Ma di animo limpido e sincero”.

Chiediamo anche ad uno dei primi allievi di Oreste, Luciano Vienni: “Ho iniziato da ragazzino. Oreste mi fece così appassionare, che divenni cintura nera e poi istruttore. Mi ricordo che facevamo delle esibizioni per far conoscere la palestra e cercare nuovi allievi, nelle case del popolo e nei circoli”.

“La dimostrazione finiva sempre con la rottura dei mattoni – – conclude Luciano – Ad Oreste, essendo il più alto in grado, spettavano i mattoni più grandi. Venivano sempre tante persone ed Oreste palesava grandi doti atletiche. Ma per coloro che lo conoscono davvero le qualità migliori sono la bontà d’animo, l’onesta e la passione per questo sport”.

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