FIRENZE – L’esordio con gol a Gaiole in Chianti, la carriera iniziata nella Roma, l’esperienza nel campionato gallese, la figura del padre Marco: Nicolas Delvecchio, nuovo volto del Porta Romana, si è raccontato ai social “orange”.

“A Porta Romana ho trovato un bellissimo gruppo – ha detto – mi hanno fatto sentire subito uno di loro. Anche con il mister e lo staff c’è un bel rapporto. Il mister prima della partita è venuto a parlarmi e mi ha detto che avrei giocato dall’inizio, ho cercato di dare il massimo. Non vedo l’ora di giocare nel nostro stadio, il Porta Romana è una realtà dilettantistica ma come strutture e organizzazione non ha niente da invidiare a società di Lega Pro. I dirigenti sono molto presenti, sempre al campo insieme a noi”.

“E’ la prima volta che gioco in Toscana – ha raccontato – l’anno scorso ero a Lanciano in Abruzzo. Come sono arrivato a Firenze? Avevo qualche problema muscolare e sono andato a Prosperius. Così ho conosciuto il Porta Romana, ho parlato con il direttore Chiarelli e venerdì ho firmato. La mattina faccio potenziamento a Prosperius, il pomeriggio mi alleno con la squadra”.

“Il mio percorso? – ha proseguito – Dopo la scuola calcio a Roma, nel mio quartiere Casal Palocco, ho giocato nelle giovanili della Roma. Poi sono passato alla Lupa Roma, Berretti e subito prima squadra in serie C. Ho giocato ad Anzio, Francavilla, Olbia, Igea. Sempre serie D e Lega Pro. Poi sono stato sei mesi in Galles, nella seconda serie, con la maglia del Bangor City, un’esperienza bellissima. Il calcio gallese è molto diverso dal nostro, è un calcio molto più fisico, meno tecnico ma più veloce. Anche gli allenamenti sono diversi, c’è tanta corsa, mentre la tattica è praticamente assente. I tifosi sono vicini al campo, c’è tanta spinta, calore”.

“Il mio ruolo? – le sue parole – Sono un quinto nel 3-5-2, un quarto nel 3-4-3. Con la difesa a 4 sono un terzino destro, poi mi posso adattare anche come esterno alto. Sono destro, la mia caratteristica principale è la corsa. In Galles ho fatto anche la mezzala”.

“Essere figlio di un calciatore? – ha ammesso – Sicuramente è un vantaggio, quando gioco male papà mi dice dove ho sbagliato e dove posso fare meglio. Ha una mentalità vincente, anche d’estate mi fa svegliare presto per andare a correre insieme. Ha 48 anni, ma faccio fatica a tenere i suoi ritmi, si tiene in forma. Potrebbe giocare ancora oggi, magari entrando negli ultimi 20’. Domenica sera quando l’ho chiamato per raccontargli il gol era contentissimo, appena possibile lo aspetto al “Bozzi”…”.

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