BARBERINO TAVARNELLE – Dopo la Parigi-Brest-Parigi – che già è una bella impresa (l’avevamo raccontata qui) – Simone Pasqualetti (48 anni, barberinese, impiegato, orgogliosamente membro dell’Unione Ciclistica Marcialla) si è superato partecipando alla 1001 Miglia.

Ovvero la più lunga ed estrema randonnée ciclistica del vecchio continente, giunta alla sua quinta edizione: ben 1.600 km da percorrere in bicicletta, tutti in territorio italiano.

“Siamo partiti lunedì 16 agosto da Milano – ci racconta Simone – Siamo scesi verso la Liguria. Poi siamo entrati in Toscana, dove abbiamo “toccato” la Garfagnana, le Apuane, Collodi, Pontedera, San Vivaldo, il Chianti e la Val D’Orcia”.

“Il giro di boa è stato il lago di Bolsena – prosegue – Da lì abbiamo incominciato a risalire, passando dal lago Trasimeno, dall’aretino, il Valdarno, Vallombrosa, Mugello, passo del Giogo. Poi Emilia Romagna, Pianura Padana, Pavia e infine Milano”.

E Simone anche stavolta non se l’è cavata affatto male: “Nelle randonnées non c’è classifica finale: ci sono un tempo minimo e un tempo massimo, che per la 1001 Miglia corrispondono rispettivamente a 72 e 132 ore – ci spiega – Io ci ho messo meno di quattro giorni: sono partito lunedì alle 17 e sono arrivato venerdì alle 16.30”.

“Mi interessava arrivare prima possibile, perché prima sarei arrivato e prima sarei partito per le ferie”, ci dice al telefono ridendo, mentre si sta godendo dei giorni di vacanza in Valle d’Aosta con la famiglia. Che anche stavolta lo aveva accompagnato alla randonnée con il camper.

“Sono rimasto soddisfatto – e ha ben motivo di esserlo il “nostro” Simone – Fino a venerdì sera non sapevo se sarei riuscito a partire per via di impegni lavorativi e problemi personali: non ci sono arrivato con la mente concentrata”.

“E’ un giro impegnativo – commenta Simone – Rispetto alla Parigi-Brest-Parigi sono 400 km in più. Il clima era decisamente più caldo. E il dislivello decisamente maggiore”.

“E’ difficile anche a livello psicologico – aggiunge – Essendo un evento poco conosciuto, partecipano meno ciclisti rispetto alla PBP: molti tratti li ho percorsi in solitudine. Inoltre mi è mancato il tifo che la gente ci faceva in Francia”.

Poi ci si è messo anche il copertone: “Si scollava il battistrada – ricorda – Per cui il copertone si sgonfiava e ogni tot dovevo fermarmi per rigonfiarlo”.

Ma i paesaggi hanno ripagato tutti gli sforzi: “Mentre in Francia era tutto uguale, durante la 1001 Miglia abbiamo visto mare, monti, colline, pianura”.

La parte iniziale decisamente più dura, perché prevalentemente in salita, ma neppure sulla fine è stato semplice: “La Pianura Padana era il mio incubo già prima di partire: mi ero prefissato di farla di notte per… non vederla – ci rivela – Ma non è stato piacevole neppure pedalare di notte, da solo, in compagnia soltanto delle civette, lungo l’argine in una stradina di un metro e mezzo”.

Al termine di questa avventura che il “nostro” eroe delle due ruote ha realizzato con passione e umiltà e che – ne siamo certi – non sarà l’ultima, Simone tira le somme: “E’ stata una bella esperienza – conclude, con un velo di emozione – Mi sento di aver fatto un gradino in più rispetto a Parigi. Adesso resta la voglia di misurarmi di nuovo con me stesso”.

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