Ho voluto aspettare anche la partita del Torino, per provare a trovare qualcosa di utile in quel 3-3 che la Fiorentina ha rimediato a Bologna, andando per ben 3 volte in vantaggio per poi farsi riprendere 3 volte su 3 da un taglio di Vignato per Palacio lasciato costantemente libero.

Del resto sabato sera avevamo visto il Milan vincere contro il Benevento, nostro reale avversario per la salvezza, così come avevamo visto pareggiare lo Spezia grazie ad una delizia del ritrovato Saponara, nostro calciatore dato ad una diretta concorrente così, per permetterle di salvarsi, spero non a scapito nostro.

Ho voluto aspettare e leggermi tutte le interviste, tutte le analisi, cercare qualcosa che mi convincesse davvero della bontà di quel punto così stretto ma così prezioso.

Del resto, il vantaggio sulla terz’ultima è aumentato e rimangono solo 4 partite al termine. Di conseguenza, è stata una giornata positiva.

Poi all’improvviso, leggo di Mourinho alla Roma. E penso all’entusiasmo che avranno adesso in cuor loro gli odiati colleghi romanisti.

Lasciamo perdere gli scarsi risultati raggiunti negli ultimi anni sia dallo stesso Mourinho che soprattutto dalla Roma. Sia l’uno che l’altro hanno avuto degli improvvisi picchi (trofei col Manchester o incredibili semifinali europee raggiunte) ma vengono da storie recenti molto deludenti.

La loro proprietà americana ha fatto una scelta intelligente, a prescindere dai risultati che otterrà. Punterà sull’appartenenza, quella che da sempre distingue i tifosi giallorossi. Appartenenza, sorpresa, garanzia di competitività, rilancio dell’ambiente e dell’entusiasmo.

E allora mi stavo quasi dimenticando di quel preziosissimo punto preso a Bologna che tanto sto odiando in queste ore, perché mi pareva poco, perché figlio di tre reti prese nello stesso modo e di giustificazioni come sempre imbarazzanti non tanto tecnicamente, quanto proprio umanamente.

E che mi obbliga a sforzarmi di non pensare alla prossima stagione, di non pensare al fatto che saremmo comunque la quinta squadra per punti fatti nella storia della Serie A oppure la sesta come numero di tifosi secondo le ultime stime e che insomma, forse non ci meriteremmo Mourinho, ma quasi.

Mi sforzo nel non pensare che anche Firenze sarebbe una città (o addirittura un “brand”) spendibile per costruire una gran bella “squadrettina”, sia perché ci si vive bene sia perché è una delle città più favolose al mondo e giocare a calcio qua dovrebbe essere visto come un privilegio, non come un peso come sembra al momento per molti dei nostri calciatori.

Obbligatorio quindi chiuderla velocemente: conquistare la salvezza e lottare per il nostro futuro pieno di entusiasmo, che faccia ripartire il cuore dei tanti tifosi costretti a casa che inevitabilmente si sentono morire quando vedono il totale disamore che traspare dalle prestazioni e dalle facce di alcuni.

Auguriamoci che il nostro presidente in queste ore si renda conto di quanto il cuore di questa città potrebbe “spostare” in termini di presenza, sostegno, colore e di conseguenza anche di risultati.

Auguriamoci che il nostro presidente non sia costretto come noi a tenere di conto anche dei punticini raccolti in questo modo ma che stia pensando a quelle tre cose fondamentali delle quali la Fiorentina non potrà fare in alcun modo a meno.

Tre cose fondamentali delle quali oggi siamo sprovvisti, ma che con un minimo di volontà dovranno esserci già domani senza alcun indugio: un allenatore, un direttore sportivo, un contratto nuovo per Vlahovic.

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