TAVARNUZZE (IMPRUNETA) – Anche Apasi, la società di pattinaggio artistico di Tavarnuzze (Impruneta), come le altre realtà sportive, ha vissuto un’annata difficile. Con un andamento a fisarmonica, tra chiusure e ri-aperture (seppur brevi, quest’ultime). Tra paure ed incertezze.

Però, allo stesso tempo, l’allenatrice Ilaria Poggesi e le atlete sono profondamente riconoscenti. Si sentono quasi privilegiate rispetto a tanti, tantissimi altri sportivi, che hanno potuto fare meno di loro.

E la prospettiva delle competizioni le sprona, sebbene le normative previste dalle competizioni – per quanto comprensibili e giuste – lascino loro un po’ l’amaro in bocca.

“Le gare provinciali che avrebbero dovuto tenersi l’8 marzo furono annullate – a parlare è l’allenatrice Ilaria Poggesi – E da marzo fino a settembre il nostro impianto è stato chiuso”.

“A maggio abbiamo fatto delle videochiamate alle ragazze per rivederle e per fare con loro degli esercizi, ciascuno da casa propria – racconta – A giugno siamo riuscite a fare un po’ di preparazione atletica all’aperto, nel pieno rispetto delle normative: è stato bello riunire il gruppo”.

“Per fortuna a settembre abbiamo ricominciato – ricorda – Ma è durata poco: ad ottobre abbiamo dovuto interrompere i gruppi di avviamento (cioè le bambine che muovono i primi passi nel pattinaggio) ed abbiamo potuto continuare solo con le agoniste”.

“Abbiamo potuto far riprendere gli allenamenti anche alle atlete “di interesse nazionale” – rientrano in questa categoria le pattinatrici di più di 8 anni che siano iscritte ai campionati nazionali – Ci dispiace, però, non poter allenare le bambine sotto gli 8 anni: per la nostra disciplina un’atleta di 8 anni è già grande e non avere l’orticello da far crescere è una grande perdita”.

“Abbiamo avuto molta paura di perdere le nostre atlete – ammette – Dopo anni in cui abbiamo lavorato ogni giorno e le abbiamo formate, sarebbe stato un enorme dispiacere”.

“Le ragazze che si possono allenare sono contentissime e ci ringraziano – dice – Sanno che molti sport sono completamente fermi. E si ritengono fortunate, perché almeno loro hanno questo svago: l’unica cosa che possono fare, oltre alla scuola. Per loro il pattinaggio artistico è, ora più che mai, una boccata d’ossigeno. E’ la loro ancora di salvezza”.

“In questo periodo particolarmente difficile – prosegue – ci teniamo, oltre che ad allenarle, a parlare con loro. Sentiamo di avere una responsabilità, oltre che dal punto di vista sportivo, anche sul piano emotivo e sociale”.

E, altra bella notizia, sono arrivate le gare: alcune già disputate e altre in programma.

“Sapere di gareggiare dà carica e motivazione alle atlete – spiega – Il pattinaggio artistico è uno sport individuale: senza un obiettivo da porsi, diventa complesso”.

Tuttavia la modalità delle gare crea del (comprensibile) dispiacere nelle pattinatrici: “Le atlete non possono andare in gruppo alla gara, come hanno sempre fatto. Inoltre non ci sarà il pubblico a fare il tifo e dare la carica: saranno presenti solo l’allenatore e l’atleta. E non ci saranno neppure le premiazioni, quindi neanche un applauso: finita la gara, le atlete vanno a casa e guardano online i risultati”.

E quali sono le aspettative di Apasi? “Speriamo di poter far gareggiare tutte le atlete nelle regionali e di poter fare anche le nazionali – conclude così l’allenatrice – Con l’augurio di tornare tutti, il prima possibile, alla normalità”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA