Certo che uscire soddisfatti da una sconfitta è tipico dell’essere tifoso viola.

Forse tipico addirittura dell’essere fiorentino, visto che già dal 1300 il divino Dante si accontentava del solo saluto della sua Beatrice.

La Fiorentina perde contro un’Inter sprecona e il rammarico c’è perché quando prendi un gol al 119’ molto contestato è naturale che ti girino le scatole. Ma poco male, noi dobbiamo pensare a ben altro.

Il percorso in coppa sarebbe stato comunque molto tortuoso e non avremmo mai avuto grandi chances in questo torneo.

I nostri perdono un tempo intero, fino a che una direzione di gara imbarazzante di Massa non li fa incazzare tutti come mosche e ripartire con un piglio ben diverso nella ripresa.

Castrovilli ed Amrabat giganteggiano e il centrocampo dell’Inter soffre molto.

Martinez Quarta e Igor continuano a giocare un buon calcio e anche se in difficoltà (l’attacco dell’Inter non è certo quello del Cagliari) tengono botta assieme a capitan Milenkovic (perché non Castrovilli?).
Venuti molto meglio di Caceres e Biraghi… . Va beh, Biraghi è quello lì.

Il problema insormontabile è sempre il solito: il gol.

Entra Vlahovic ma non c’è quella spinta concreta che sembra far capitolare i simpatici ospiti.

Anzi, il povero Dusan dopo una sua (ennesima) rovinosa caduta (come mai questo ragazzo resiste così poco in piedi e non salta nemmeno troppo pur essendo un bronzo di Riace?) a pochi minuti dalla fine si fracasserà un testicolo e da lì in poi non toccherà più la palla.

Kouamé acciuffa il pari a mezz’ora dalla fine con un missile di esterno destro dopo una fagiolata colossale e sembra ritrovare fiducia e brillantezza.

La rete finale dei nerazzurri non è di nostro interesse; una furbizia che è costata a Martinez Quarta una grossa unghiata sul collo e che lo obbligherà a raccontare alla moglie che non ha passato il pomeriggio con una focosa ragazza fiorentina, bensì nei pressi di un gigante di 2 metri per due.

Tante ottime indicazioni: la Fiorentina deve incazzarsi dal primo minuto di gioco. Meno fair-play (attenzione, non dico di essere scorretti, ma di essere meno “gentili”. In campo si va per superarsi, non per essere amici) e soprattutto due punte.

Kouamé ha sempre fatto male o quasi da quando è stato chiamato in causa ma è un ragazzo che prima di arrivare qua sembrava avere enorme margine tecnico; anziché pensare di cederlo sarà bene pensare di valorizzarlo. Prima lui di grandi campioni sui viali del tramonto, se possibile.

Cesare è ad un passo dall’aver creato dal nulla una vera e propria squadra.

Altri terzini non arriveranno e ci terremo questi.

Mancano gli ultimi piccoli tasselli: trovare il giusto spazio a Ribery e Callejon (soprattutto lui) e convincere Rocco ad acquistare un vero attaccante di grande livello.

Ah, per inciso, per me esiste un solo nome: M’Bala Nzola.

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