È dura raccontare alle persone, benché appassionati se si mettono a leggere anche le mie sciocchezze, che la Fiorentina sta lentamente migliorando.
Durissima convincerle, perché comunque la si metta negli ultimi due mesi o quasi abbiamo fatto 3 gol, di cui 2 su rigore e 1 su “fagiolata” clamorosa, sintomo chiaro di una manovra che proprio non esiste.
Ma sono convinto che qualcosa di buono ci sia.
Vlahovic per la prima volta in carriera ha combinato qualcosa di buono sotto il profilo del “mestiere”.
A prescindere dal fatto che da quando è stato promosso titolare a tutti gli effetti il suo atteggiamento in campo – il cosiddetto “linguaggio del corpo” – è molto migliorato, il serbo sta dimostrando una determinazione che era sempre mancata.
Se è vero che sicuramente c’è una solida base, è indubbio che molta di questa sua maturazione dipenda dal tecnico.
Prandelli sta ripartendo dalle basi, non si sta facendo spaventare da un lavoro francamente improbo.
Cesare si è ritrovato un settore giovanile completamente sfondato e svuotato dalla precedente gestione, un settore privo di individualità di livello, di collaboratori all’altezza del tutto rovinato da Corvino e da chi gli ha permesso uno sfacelo che rimarcheremo per i prossimi 5 anni come minimo.
In mezzo a questa sciagura ci si è messa anche la nuova proprietà, che in due anni ha sbagliato ogni scelta sportiva possibile col grande aiuto di un’altra sciagura, Daniele Pradè, che se non verrà sostituito al più presto costringerà Commisso a sperperare ben presto un’altra valanga di quattrini.
Senza giovani pronti, senza una struttura, senza uno zoccolo duro nello spogliatoio di persone che tengano alla maglia, senza campioni, senza giocatori rapidi e senza un barlume di un attaccante d’esperienza, Cesare ha dovuto fare da factotum prima ancora che da allenatore.
E piano piano sta portando tutti dalla sua parte.
Una volta che sarà riuscito a comporre tutto il suo “squadrone militare” pronto a buttarsi nel fuoco per sostenere le sue idee (ancora la strada è lunga, per carità), potrà pensare a qualcosa che non sia difendersi.
Per ora, come lui stesso ha già ribadito più volte non possiamo che fare gruppo, pensare anche al punticino strappato coi denti, cercare la crescita individuale che poi migliori la qualità del gruppo e poi le cose miglioreranno.
Certo, io sono nei panni del tifoso.
Un tifoso che ha sempre un po’ sognato di fare il giornalista per poter parlare della sua grande passione viola, per raccontare le proprie sensazioni ad altri tifosi…
E ora che da qualche anno ho questa splendida occasione, mi ritrovo a raccontare della Fiorentina più brutta, apatica e anaffettiva di sempre, nel periodo sociale più oscuro degli ultimi 30 anni. Una beffa atroce.
Vedere una squadra che non è mai pericolosa, che distrugge quel fuoco che abbiamo tutti dentro ogni partita sempre più, che ci obbliga a dormicolare nel secondo tempo perché non c’è niente da guardare, una squadra che oramai da 4 anni è tra le più inguardabili di tutta la serie A, che perde regolarmente i suoi migliori giocatori, che non entusiasma nessuno… può veramente minare il futuro della squadra, del nostro club, di parte del nostro tifo.
È proprio ora quindi che dobbiamo resistere.
Superiamo tutti insieme questo ennesimo anno di transizione e quando arriveremo a giugno 2021, salvi e con la pandemia alle spalle, dovremo travolgere d’entusiasmo Commisso e tutti quelli che vorranno rimanere per costruire una squadra che ci permetta di dire ai nostri figli: “Ecco amore, questa è la Fiorentina. Andiamo insieme a vederla allo stadio”.
Sempre che sia ancora in piedi, lo stadio.
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