BAGNO A RIPOLI – “Stamani ho letto alcuni commenti sulla Conferenza paesaggistica per il progetto del centro sportivo della Fiorentina. Sono agghiaccianti, perché si tratta di insulti alla Soprintendenza, dopo aver letto solo una superficiale sintesi dei rilievi fatti e senza minimamente conoscere il progetto urbanistico, la convenzione per le opere di urbanizzazione, i vicoli paesaggistici della zona, né la portata delle conseguenze di quel progetto”.

Inizia così la riflessione che la consigliera comunale a Bagno a Ripoli del gruppo di opposizione Cittadinanza Attiva, Sonia Redini, affida ai social. La questione è quella del centro sportivo della Fiorentina a Bagno a Ripoli. E gli scogli, o presunti tali, sorti in Conferenza dei Servizi.

A nessuno – chiede – è saltato agli occhi, dopo l’esito della Conferenza, invece, che la responsabilità fosse di chi ha promosso un’operazione del genere in un’area così piena di vincoli? Fra l’altro, è una scelta che limiterà anche un possibile sviluppo futuro del centro sportivo stesso”.

Sonia Redini

“Allora – aggiunge – per quale interesse è stato deciso di individuare nei terreni, agricoli e tutelati, del Pian di Ripoli la zona adatta a realizzare il centro sportivo? Non sembra per quello della Fiorentina…”.

“I 20 mila metri quadri di nuove costruzioni – sottolinea – le foresterie, le aree fitness e terapia, la zona ristorante, cui si aggiungono i ministadio e i campi da calcio, sottraggono terreno naturale, fertile e permeabile. Si costruisce su greenfields, insomma”.

“Perché – riprende – non è stata, invece, presa in considerazione la possibilità di collocarlo in zone produttive dismesse, i cosidetti brownfields, che esistono, ad esempio, nei Comuni della cintura a nord di Firenze? Quella sarebbe stata un’operazione di recupero e rigenerazione urbana, che avrebbe dato lustro alla società viola”.

“Il calcio – dice ancora Redini – è un mezzo di comunicazione importante: veicolare il messaggio che una società di serie A investe nella direzione del non consumo di nuovo suolo sarebbe stato un segno di lungimiranza verso il futuro, che le giovani generazioni ci chiedono di garantire loro”.

“Perciò – conclude – forse i tifosi farebbero meglio a scagliarsi contro chi ha mal consigliato il presidente Commisso invece di processare la Soprintendenza, che ha solo svolto il proprio compito. Gli intoppi o i ritardi sono figli di chi ha fatto scelte sbagliate, non di chi fa notare gli errori”.

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Redazione
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