Stefano Alari, tecnico dell'Antella

ANTELLA (BAGNO A RIPOLI) – “Quanto mi manca il calcio in questo periodo? Quanto una parte importante di me. La socialità, i ragazzi, il campo. Manca quanto può mancare una passione forte”.

Stefano Alari stava traghettando la sua Antella verso un’altra incredibile salvezza diretta, quando il covid-19 ha fermato la stagione: “Sarebbe stato un capolavoro, va detto. Per questo mi dispiace che la stagione non finisca sul campo. Anche se la Federazione adesso deve prendere una decisione: restare in questa situazione di incertezza è sfiancante per tutti”.

Ma come si deve chiudere la stagione? “Per me, con cinque giornate da giocare, bisogna guardare la classifica e fare della scelte in base a quella. Anche se ovviamente qualcuno non sarà contento, comunque si guardi la faccenda. Per fortuna non sta a me decidere – scherza Alari – Però voglio agggiungere una cosa, che va anche contro il mio interesse. Se mi dicessero di ricominciare a giugno e portare in fondo i campionati perché non ci siano polemiche, sarei pronto a farlo”.

Alari per la ripresa ha però in mente altre strade: “Intanto credo che sia importante smorzare i toni, a tutti i livelli. Il virus gira purtroppo e continuerà a farlo per un certo periodo. Bisognerà conviverci in qualche modo e al tempo stesso la vita dovrà riprendere. Ecco, credo che l’interesse di tutti noi sia quello di tutelarci tutti quanti, a cominciare dagli anziani e dai nostri cari. Bisognerà educarci in modo tale la vita di tutti i giorni possa andare avanti. Però al tempo stesso bisognerà capire che su certe cose è importante il buonsenso, non le campagne di pessimismo cosmico. Ogni giorno si sente dire tutto e il contrario di tutto, anche dagli scienziati. Ecco, sarà che sono ottimista per natura, ma non posso pensare che si ricominci nel 2021 a giocare…”

“Bisogna progettare la ripartenza in maniera serena e in tempi più brevi di quelli che si sente dire – aggiunge – Non solo per noi dilettanti ma anche per i settori giovanili. È un aspetto troppo importante della vita di tanti ragazzi. Se i ragazzi smettono di andare al campo, finiranno per uscire comunque e per andare sulla strada e sarà ancora peggio. Per questo dico che ci vuole buonsenso”.

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