FIRENZE – “Su un’azione da calcio d’angolo, a Soffiano, mi fece una finta così micidiale che cascai per terra e lui andò via in velocità”.

L’altro, che scappò via con la palla, era una giovane ala della Cattolica Virtus: Paolo Rossi. Lui, il difensore, vestiva invece la maglia viola della Fiorentina. Era Alessio Mamma, oggi direttore sportivo della Rondinella.

Il duello si ripetè poco dopo in casa dei giovani viola, al Velodromo delle Cascine. “Stavolta nel dribbling gli andai via io. Poi mi girai e gli dissi: ora siamo uno a uno”.

Sorride ricordando questi episodi in bianco e nero, il d.s. che poi, da adulto, è stato anche una bandiera dell’Impruneta.

“Ma capitava spesso di incrociarci allora – racconta – Alla Reman in una finale di un torneo si fece uno a uno: gol di Siracusa e pareggio di Paolo Rossi su rigore. Poi ai rigori vinse la Cattolica e io sbagliai il mio tiro. Una volta invece successe anche di fare un viaggio insieme a Chieti per un torneo: Fiorentina e Cattolica divisero lo stesso pullman. Il torneo lo vinse la Fiorentina, ma a Rossi andò il titolo di miglior giocatore della competizione”.

Mamma, “libero” quando non si vergognava di usare questa parola (“ma anche mediano o mezzala, giocavo molto sull’anticipo: sapevo sempre dove sarebbe finita la palla”), classe 1955, comiciò da una società che durò pochi anni: la Vega Bellariva. La mise su don Oreste, come alternativa alla Floriagafir per chi viveva in quei pressi dell’Arno.

Ma presto Alessio si trovò nel vivaio della Fiorentina, in una Under 15 con Piero Braglia, il futuro bomber del Grassina Andrea Pesci, Starnotti, Iacopini, Siracusa, lo storico c.t. della Rappresentativa Stefano Mannelli.

Con gli allenatori Petrini e Biagioli e sotto la gestione del settore giovanile di un “guru” come Mario Mazzoni.

Alessio Mamma alla Fiorentina: il terzo in piedi da destra

Fino a 17 anni Mamma resta in Fiorentina. Poi è tempo di crescere, come si faceva allora.

Viaggio all’Almas Roma in uno scambio con un terzino laziale. Ai tempi in cui la formazione romana contendenza lo scudetto Berretti all’Asti Macobi di Antognoni.

Il tempo di annusare l’aria della D, poi il ritorno in Toscana, all’Aquila Montevarchi: esordio in Serie C a Modena.

Ci sarebbe poi da fare un lungo viaggio verso il Sud, direzione Rionero in Vulture, provincia di Potenza.

Alessio però preferisce di no. E nasce la bellissima parentesi di Pontassieve, sotto la presidenza di Giusti, con il cui figlio aveva giocato in viola. Tre anni in azzurro ricchi di soddisfazioni, con la corte anche di potenze allora come Pontedera e Quarrata.

Tra i ricordi più belli: “Una doppietta al “Romanelli” di Borgo San Lorenzo contro la Fortis: finì 2-2. E una sfida con un super Quarrata che in campo aveva giocatori come Sani, Sgarbanti, Nunziati e Flachi, il babbo di Francesco”.

Poi il ritorno in Lazio, al Rieti, ai tempi del militare. Allenatore Lorenzo Vellutini, in squadra come compagno anche Emidio Di Carmine (già ex Cagliari), padre di Samuel.

Poi arriva un altro bellissimo ciclo. Quello dell’Impruneta. Con la fascia di capitano e uno Stadio dei Pini sempre strapieno. Allenatore Guido Fanti. Fino alla magica annata 1983/84 con la Quarta Serie sfiorata dopo un testa a testa con il Castellina in Chianti.

Mamma ai tempi dell’Impruneta

Mille ricordi in biancoverde. Come la sfida decisiva di quella stagione, contro la Sangiovannese, persa per 2-1 in casa, con gli imprunetini rimasti in nove per le espulsioni di Nardini e Piazzini. O quando “ad Abbadia San Salvatore Ciampi fece gol al 95′. Vincemmo uno a zero. Ci fu invasione di campo dei tifosi amiatini e non rimanemmno chiusi negli spogliatoi fino alle dieci di sera”.

E un pensiero speciale per il portierone Alessandro Saccardi, un passato anche alla Fiorentina e all’Empoli, scomparso qualche anno fa: “Ci manca davvero tanto”.

La chiusura di carriera per Alessio sarà poi a Subbiano, mentre intanto arriva la laurea in farmacia e poi il mondo del lavoro.

ai tempi di Rieti: il terzo da sinistra in basso. Il primo a sinistra accosciato è Emidio Di Carmine

Quindi un lungo allontamento dal mondo del calcio. Fino a una decina di anni fa quando comincia a fare l’allenatore della Scuola Calcio (“per me l’istruttore è il ruolo più bello che ci sia”) .

E poi, qualche anno dopo, il richiamo dell’Impruneta insieme a tanti suoi ex compagni di squadra di allora, per portare in alto il rinato Atletico Impruneta, sempre nello storico Stadio dei Pini.

Anni memorabili anche questi, con tante belle soddisfazioni tra salvezze impossibili e play-off ripetutamente sfiorati, fino alla mancata iscrizione della società in Prima la scorsa estate.

L’estate scorsa intanto per Alessio arriva la soddisfazione della chiamata alla Rondinella: “Mi piace il ruolo di direttore sportivo. Mi sento molto a mio agio, mi diverto. Adesso il mio sogno più grande è riportare in alto la Rondine”.

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