con la magia dell'Antella contro la Fiorentina

CHIANTI FIORENTINO – “Il calcio è vita. E quell’adrenalina dopo il gol è roba che manca quando si smette”. E lui di gol ne ha segnati 254, mica uno.

Claudio Gentili da Capannuccia, frazione di Bagno a Ripoli, è stato uno dei bomber più quotati della scena fiorentina di Prima e Seconda Categoria tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei Duemila.

Uno di quelli regolarmente in doppia cifra, tra il Chianti e il Mugello. Impruneta Tavarnuzze, Terranuova, Dicomano, Mercatale, Lastrigiana, Scarperia, Gallianese, Antella, Chiantigiana: è lunga la serie di maglie, avventure, campionati vinti e portieri battuti.

Tutto cominciò nel settore giovanile del Firenze Sud, “poi – racconta Claudio – dopo la fusione tra Impruneta e Tavarnuzze, Vasco Brogi mi portò alla squadra verdeazzurra”.

Di lì, un bel percorso dai Giovanissimi alla prima squadra, con tanto di esordio anche nell’allora Campionato Nazionale Dilettanti a metà degli anni ’90 e la vittoria del campionato Juniores sotto la guida di Fabio Guarducci.

A 16 anni era arrivato già l’esordio in Promozione. L’anno dopo quello in Eccellenza. Con gol: “A Cortona allo Stadio Maestà del Sasso. Aprì Simoncini, io raddoppiai 5 minuti dopo l’ingresso in campo”.

In quell’anno anche la vittoria della Coppa Italia regionale: “contro la Torrelaghese mister Poggesi mi fece tirare il quinto rigore, quello decisivo”. A livello nazionale l’avventura si fermò in semifinale contro il Civitavecchia.

Bei tempi per il giovane Claudio. Che partecipa al torneo delle Regioni sul Lago Maggiore nella rappresentativa toscana e in attacco fa coppia con un certo Bernardo Corradi, allora a Rosia: “Segnavo più di lui – scherza – ma lui mi apriva tanti di quegli spazi”.

Quindi la Promozione a Terranuova Bracciolini e l’incontro con Simone Pinzauti a Dicomano: la prima vittoria di una lunga serie e il titolo di capocannoniere.

Quindi è la volta di Mercatale con Fabio Consigli in panchina. E ancora vittoria del campionato con una doppietta incredibile nello spareggio col Rapolano: al 90′ i biancoverdi sono eliminati, ma Claudio segna due gol, il secondo al 96′, e ribalta la situazione.

I passaggi di transizione alla Lastrigiana e a Scarperia, quindi la nascita del binomio con Fabian Cecchi a Galliano: il campionato di Seconda vinto con 29 gol in 26 partite e la salvezza tranquilla in Prima con altri 20 gol. Siamo a metà del primo decennio dei Duemila.

E con Cecchi si replica l’avventura anche all’Antella, di cui Claudio è sempre stato tifoso fin da piccolo: altra vittoria del campionato di Seconda, l’infortinio al crociato e la salita in Promozione solo sfiorata.

Seguirà un altro dei momenti più belli per Gentili: quattro anni a Gaiole in Chianti, con la maglia della Chiantigiana e un altro campionato di Seconda vinto con Riccardo Mussi in panchina.

La chiusura della carriera da attaccante è il ritorno a Mercatale, quando allena anche la Scuola Calcio mentre in prima squadra lo allena l’ex compagno Santini: “Ma lì ormai non avevo più la testa da giocatore”. La chiusura definitiva arriva nel 2015, alla soglia dei quarant’anni.

“Ci credi se ti dico che non ho più visto una partita dal vivo? – racconta – Mi manca troppo il calcio giocato. Mi piacerebbe tornare ad allenare. Ho preso un periodo sabbatico, anche per motivi lavorativi e perché è inevitabile per uno che ha cominciato a giocare a 6 anni. Ma non resisto”.

Intanto la passione paterna è portata avanti dal figlio Edoardo, che a vent’anni allena alla Sancat e sembra promettere bene: “Il sogno di tutti e due sarebbe un giorno di allenare insieme. Chissà”.

Tra le prodezze indimenticabili un gol quasi da fondacampo a Galliano contro l’Antella. Oppure quella volta che contro La Querce negli spareggi, nel riscaldamento fissò l’incrocio e disse a un giovane compagno: “Dopo la levo, quella ragnatela”. E dopo segnò da 35 metri all’incrocio. Finì 1-1 ma poi perse 2-0 la sfida decisiva. Oppure ancora il gol d’esterno dal limite in un derby storico come Radda-Gaiole.

Ma anche la soddisfazione di essere il secondo cannoniere nella storia della Chiantigiana dopo Giunti.

Tra gli allenatori, ovviamente il feeling maggiore è stato con Fabian Cecchi (“Ero anche nel pieno della mia maturità calcistica”), ma impossibile dimenticare anche personaggi come Fabio Consigli (“Mi ha dato tanto”) o Brunero Poggesi, con cui ha cominciato la carriera nei dilettanti a Tavarnuzze: “Che squadra: Bartalucci, Valgimigli, Marziano, Masi, Targetti. Una bellissima scuola”.

Tra i compagni di reparto il feeling maggiore è stato con Barducci a Gaiole (“Lui grosso fisicamente, io pronto a sfruttare gli spazi”) e con Marangio all’Antella, “mentre a Galliano a volte ho giocato anche da solo davanti, con gli esterni che spingevano molto e Daniel Rossi che faceva da raccordo”.

“Un altro grande con cui mi sono trovato da dio – racconta – è stato Matteo Baiocchi a Gaiole, uno con un passato nei professionisti tra Foggia e Siena”.

“Ero un centravanti un po’ atipico – si descrive – mi è sempre piaciuto anche partecipare alla manovra, venire a prendere il pallone”.

Tra i difensori invece erano grandi battaglie con Santini quando giocava nel Galluzzo (“Poi è stato mio compagno all’Antella e mio allenatore a Mercatale”) ma “è stato soprattutto Fabio Fabiani, la bandiera della Laurenziana, a mettermi in difficoltà. Con lui, detto “lo Zio”, sembra incredibile, ma ho segnato solo su rigore”.

“Mi manca il calcio – confessa Claudio – Per me dal martedì alla domenica era passione pura, con quell’unico pensiero. In campo non ho mai pensato ai rimborsi spese o ai soldi, ho pensato solo a divertirmi. Lo ammetto: a volta sono stato un personaggio scomodo in campo. Mi arrabbiavo spesso. Però sono sempre stato uno genuino. Ho litigato con tanti avversari, ma poi finiva sempre tutto lì”.

Nella galleria dei ricordi, uno degli episodi indimenticabili. Amichevole dell’Antella con l’Empoli al Castellani. Balli in porta, Adani a marcare Gentili. L’Empoli vince 3-1, il gol lo segna ovviamente Claudio.

“A fine partita vado da Adani a chiedegli la maglia – il racconto – Lui mi dice: ok, ma voglio la tua. Pensavo mi prendesse in giro, invece la voleva davvero. Non ero preparato: andai dal nostro presidente Valerio Fornari a chiedergli se potevo. E lui ovviamente mi disse di sì facendomi felice. La maglia numero 14 di Adani è ancora oggi uno dei più bei ricordi che ho”.

Gabriele Fredianelli

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