GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – “La cosa più buffa, lo diceva sempre, è che a lui tifoso sfegatato del Grassina toccava fare il tifo per l’Antella”: sorride così Alberto, ricordando suo padre.

Da sabato scorso i giardini di via Dante Alighieri a Grassina ricordano la bontà di Renato Magnelli, andatosene troppo presto qualche mese fa.

Già perché i figli di Renato e Fiorella hanno cominciato la carriera sportiva tutti i due nella frazione rivale: il classe ’92 Alberto come portiere nell’Antella (maglia poi vestita anche in prima squadra, anche se poi ha giocato anche con il Grassina) e il classe ’86 Andrea, che invece aveva preferito il baseball come lanciatore (giocando poi anche con Fiorentina e Padule).

Ma per i figli questo e altro, Renato. Nonostante, anche lui portiere, avesse giocato nell’Albor Grassina e da tifoso grassinese avesse seguito la squadra del paese in ogni campo possibile e immaginabile.

la famiglia Magnelli in una foto di qualche anno fa

Aveva il suo modo di seguire le partite: “Inconfondibile. Se ne stava da una parte, da solo. Se la doveva vivere in solitudine. Ma si faceva sentire lo stesso”.

“Renatone”, come lo chiamavano, è ricordato adesso da una targa per la bontà che nel 1962 lo portò a ricevere il premio “Livio Tempesta” da Giorgio La Pira come bambino più buono d’Italia, perché per quattro lunghi anni aveva portato sulle sue spalle, nel tragitto casa-scuola e viceversa, un compagno disabile.

Ma non gli piaceva raccontarlo. “Quasi nessuno lo sapeva, di questa cosa – continua Alberto – anche per questo ci faceva piacere, adesso, che si sapesse che persona fosse stato. Che, dietro i baffoni, le ciglia scura e il vocione, c’era un uomo buono come il pane – continua Alberto – Quello che aveva fatto da piccolo l’ho scoperto solo quando avevo già 12 o 13 anni. Nemmeno in famiglia ne parlava. Ci sono stati colleghi che hanno lavorato con lui trent’anni e non ne sapevano nulla. A lui sembrava di aver fatto la cosa più normale del mondo. E da piccolo era stupito di aver ricevuto quel premio”.

Lo sport è stata la grande passione di Renato: “Non ha mai perso nemmeno una partita mia o di mio fratello, anche quando Andrea giocava fuori regione. Di me non perdeva nemmeno un allenamento – continua Alberto, oggi tra i pali del Chianti Nord – anche quando giocavo nel Fiesole mi faceva praticamente da tassista tutti i giorni”.

“Anche quando era silenzioso, per capirsi bastava uno sguardo – racconta Alberto – Ha sempre legato coi miei compagni di squadra, col gruppo e ha lasciato un bel ricordo in tutti. Anche per questo è stato bello sabato vedere all’inaugurazione una miriade di ragazzi che hanno giocato con me e mio fratello: mio padre ha lasciato tanto in loro”.

In pochi mesi quel sogno di dedicargli un ricordo tangibile è diventato realtà: “Grazie anche alla sensibilità dell’amministrazione comunale. Dobbiamo dire grazie al sindaco Francesco Casini, alla segretaria e consigliera Laura Quinti, a Sandra Baragli, agli amici che ci hanno messo impegno e passione come Azzurra Marcucci, Fabrizio Innocenti, che gli ha dedicato i versi di una poesia riportati adesso sulla targa (“Si scrive ‘Uomo’ , si legge ‘Renato’ / il Gran Gigante Gentil Grassinese”), e Matteo Merciai”.

Gabriele Fredianelli

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