Duccio Dini in maglia della Us Sancascianese

SAN CASCIANO – “Sconvolti per quello che è successo. Duccio, gestisci il centrocampo come hai sempre fatto”.

Poche righe e una foto, quella che vedete sopra, sulla pagina Facebook dell’Us Sancascianese.

Sono sconvolti da ieri, domenica 10 giugno, a San Casciano. Da quando al comunale di viale Garibaldi, quartier generale gialloverde, hanno saputo che quel 29enne rimasto travolto in quel folle (e criminale) inseguimento fra auto all’Isolotto era proprio lui. Il “loro” Duccio Dini.

Centrocampista, ha giocato in maglia gialloverde per tre anni: dal 2013 al 2015 e nella stagione 2016-2017.

Purtroppo per Duccio la speranza sta cedendo il passo alla disperazione: sono infatti iniziate le procedure per accertare la morte cerebrale del ragazzo, per il quale le ferite riportate nella criminale carambola di domenica pomeriggio sono risultate essere troppo gravi. Nessuna possibilità quindi: solo tanta rabbia e tanto dolore.

Ma ricostruiamo quanto accaduto.

Nella tarda mattinata di domenica 10 giugno (in zona Isolotto, dove Duccio vive con la sua famiglia) si è verificato un inseguimento a folle velocità e speronamento tra tre autovetture, guidate da nomadi del campo del Poderaccio.

Duccio, fermo a bordo di uno scooter a un semaforo, viene investito: per lui, come detto, dopo la presa in carico da parte dell’ospedale di Careggi, oggi sono purtroppo iniziate le procedure di accertamento della morte cerebrale.

Erano le 12.20 circa, e Duccio si stava recando al lavoro in centro, a Firenze: quando una Lancia Lybra bordeaux, condotta da un 44enne di etnia rom, e la moglie seduta a fianco, nel parcheggio del supermercato Esselunga di via Canova ha speronato a marcia indietro; mettendo a rischio l’incolumità dei presenti, una Opel Zafira grigia, condotta da un 43enne della medesima etnia.

In quel frangente anche una Fiat Punto in transito è stata danneggiata dalla Lancia Lybra, e il conducente ha riportato lievi lesioni.

Notata la scena, un maresciallo dell’Arma dei carabinieri in servizio alla sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Firenze, libero dal servizio ha cercato di far interrompere l’azione delittuosa ma il guidatore della Lancia Lybra è fuggito guadagnando l’uscita, come aveva fatto anche l’Opel Zafira pochi istanti prima (nella circostanza la Lybra stava anche investendo un militare del Nucleo Operativo della Compagnia Oltrarno, lì in servizio antirapina, che gli aveva intimato l’alt).

Una volta che i mezzi si sono immessi in via Canova, i conducenti hanno dato vita ad un inseguimento al quale ha preso parte anche una Volvo 960, condotta da un 65enne di etnia rom (padre del conducente della Lybra) e con a bordo un nipote 29enne.

Dalle immagini del sistema di videosorveglianza urbana si nota che i tre mezzi (Opel Zafira inseguita dalla Volvo 960 e dalla Lancia Lybra) hanno percorso via Canova a velocità folle tentando manovre di speronamento e rischiando anche di investire una persona a bordo di uno scooter, scansatasi provvidenzialmente.


All’altezza dell’incrocio con via Simone Martini la Volvo 960 ha urtato la Opel Zafira mandandola fuori strada (il mezzo si è incendiato, ma il conducente è riuscito ad uscirne prima), mentre la Volvo – a seguito dell’urto – ha ruotato vorticosamente su se stessa andando ad impattare con estrema violenza contro una Hiunday IX20 ed uno scooter Honda SH125 (quello con a bordo Duccio), fermi al semaforo, e contro una Volvo V40 che aveva appena svoltato da via Simone Martini immettendosi in Via Canova.

In seguito all’impatto Duccio è stato sbalzato a metri di distanza riportando lesioni gravissime, mentre i conducenti degli altri mezzi hanno riportato lievi lesioni.

Nella circostanza il passeggero della Volvo 960 è sceso dal mezzo, dopo l’impatto, brandendo una mazza da baseball per cercare di andare ad aggredire il conducente della Opel Zafira.

Ricostruita la dinamica, i Carabinieri del Reparto Operativo e della Compagnia Oltrarno hanno proceduto all’arresto del conducente e del passeggero della Volvo 960: Amet Remzi, classe 1953, precedenti per favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina, furto aggravato, violenza privata, sfruttamento della prostituzione; Mustafa Dehran, classe 1982 (precedenti per rapina, furto con strappo, ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale),
accusati di lesioni personali gravissime, e denunciato a piede libero i conducenti delle altre due autovetture coinvolte nell’inseguimento.

I motivi alla base della vicenda sono in fase di ricostruzione e – in base alle informazioni finora acquisite – riconducibili a dissidi di natura familiare. La notizia che fossero stati sparati colpi di arma da fuoco non ha trovato riscontri da parte delle forze dell’ordine.

P.M.

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