FIRENZE – Fu lui a segnare il primo gol ufficiale del Cubino in Coppa di Terza Categoria all’esordio in Figc nel 2013: “Sul telefono ho ancora il messaggio che mi mandò il presidente Conticini per ricordarmelo, dopo la vittoria del campionato scorso” sorride Jacopo Bonciani.
Ci sono strani incroci del destino nelle domeniche del calcio. Mentre domenica scorsa il suo Isolotto perdeva la finale play-off contro il Firenze Sud al Galluzzo, c’erano altre due squadre del passato del tecnico biancorosso a giocarsi la stagione e il futuro negli stessi attimi: il San Polo (che ce l’ha fatta a salvarsi) e proprio Cubino (che invece non ce l’ha fatta e ripartirà dalla Seconda).
Bonciani – classe 1987 – ha cominciato ad allenare ben prima dei trent’anni e ha girato molto sui campi toscani come calciatore.
E alcune delle maglie indossate gli sono rimaste nel cuore, a partire da quella gialloblù ripolese di cui ha visto nascere il passaggio in Figc qualche anno fa, dopo aver frequentato già da ragazzino quel gruppo che avrebbe contribuito alla nascita di una società che oggi è una realtà conosciuta nel panorama dilettantitistico fiorentino e che allora invece partecipava ai campionati amatoriali di calcio a cinque e a sette (“Erano tutti molto più grandi me, io ero una specie di mascotte” scherza).
Partiamo dal fondo della storia. L’addio di oggi all’Isolotto dopo sei stagioni tra campo e panchine, dal settore giovanile alla prima squadra, compresa la storica promozione in Prima Categoria, una retrocessione ai play-out e l’impresa play-off sfiorata anche questa volta.
“E’ finito un ciclo. Devo dire grazie a tutta quanta la società biancorossa che mi ha dato questa opportunità di cominciare ad allenare, prima nel settore giovanile e poi tra i grandi. Grazie di cuore a tutti, dal presidente Alessandro Parigi al direttore Massimo Bruni a tutti quanti davvero. Sono cresciuto tanto in questi anni all’Isolotto” dice Jacopo.
Già nove stagioni da allenatore alle spalle tra Isolotto e, prima, Fiesole Caldine, Jacopo ha cominciato a giocare alla Scuola Calcio Desolati (allo storico impianto della “Trave”) e poi al Club Sportivo, arrivando poi all’allora prestigioso settore giovanile dell’Aglianese, dove incrocia allenatori di livello come Stefano Calderini e Claudio Merlo, giundendo poi a 17 anni ad esordire anche in C2 con la maglia neroverde, nella prima stagione post-Allegri dei pistoiesi che però finisce con la retrocessione in D sotto la guida di Ferdinando Rossi.
Attaccante esterno che poi diventerà centrocampista e finirà punta nel corso della sua carriera, il giovane Jacopo si toglie poi, nella stagione seguente, la soddisfazione di un gol in Coppa Italia contro la Fortis Juventus e quindi affronta una buona carriera con Barberino di Mugello, un paio anni alla Rondinella (“Ricordo Sergio Sezzatini come uno dei migliori allenatori avuti, insieme anche a Carmelo Palilla ai tempi di Agliana”), quindi un nuovo passaggio al Club Sportivo e l’avventura al Dicomano, dove però di rompe il crociato del ginocchio.
E la ripartenza è a San Polo, in Seconda: una stagione, sotto la guida di Bernacchioni, che si conclude con la retrocessione ai play-out contro la Florence ma che vuol dire comunque tornare al calcio giocato, fino al ritorno in Promozione l’anno successivo a Vaiano (allenatore Marco Magnolfi, un altro tecnico che lo ha segnato, e come compagno di squadra lo storico bomber Alessandro Chiarelli, che poi sarebbe stato suo calciatore all’Isolotto).
Quindi a quel punto proprio l’approdo all’Isolotto, giocando e occupandosi di settore giovanile e poi di prima squadra, con il breve intermezzo per segnare il primo gol ufficiale del Cubino in Figc e poi prendere in mano la squadra biancorossa ripescata dalla Terza Categoria, concentrarsi solo sulla panchina (“Ho sempre parlato un monte quando ero in campo, inevitabile che facessi l’allenatore” confessa), portarla in Prima e quasi riportarcela anche in questa stagione.
Fino a domenica scorsa, incrocio di tanti destini, e in attesa della prossima panchina.
Gabriele Fredianelli
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