GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – Due amichevoli (vittoria contro l’Affrico, sconfitta contro il Pontassieve) e il consueto lavoro giornaliero sul campo per gestire la lunga e doppia sosta.
Il Grassina è pronto alla volata play-off in Eccellenza, qualunque saranno le rivoluzioni che la giustizia sportiva potrebbe portare alla classifica nelle prossime settimane.
Gli ultimi due ostacoli si chiamano Sinalunghese e Fortis Juventus: due scontri diretti per provare a migliorare l’attuale sesta posizione (quest’anno si potrebbe entrare ai play-off anche col settimo posto), tenendo conto pure che due o tre squadre che precedono i rossoverdi in classifica potrebbero subire pesanti penalizzazioni.
“Ci stiamo allenando bene. La sosta rischia sempre provocare dei cali di tensione in un momento delicato del campionato e noi abbiamo lavorato tanto ovviamente proprio per evitarli” spiega il tecnico Matteo Innocenti.
Subentrato a Roberto Castorina di cui era il vice, Innocenti fin qui ha raccolto quattro vittorie in cinque partite (compreso il derby con l’Antella pre-sosta).
Non male per un esordiente e per quello che, a soli 32 anni, è l’allenatore più giovane della categoria.
“Sono contento di quanto i ragazzi hanno fatto in queste prime cinque domeniche della mia gestione: non solo per i punti raccolti ma per le prestazioni della squadra. Ma non mi accontento. Non ci si deve accontentare. Da qui alla fine della regular season dobbiamo pensare a conquistare più punti possibile”.
Giovane ma determinato, Matteo, dopo una buona carriera da calciatore, adesso prova a mettere sul campo quanto ha imparato: “Per me è stata una grande e inaspettata opportuntà di cui devo ringraziare la società e tutto lo staff tecnico che mi è sempre di grande aiuto. È una bella chance ma poteva essere anche un rischio, che però ho corso volentieri. Non smetterò mai di ringraziare Riccardo Rocchini al quale devo molto e al cui fianco ho cominciato a lavorare la scorsa stagione all’inizio della mia gavetta. È stata davvero una fortuna per me potermi subito rapportare con un professionista come lui e essere a contatto con una certa idea di calcio”.
I ruoli tra campo e panchina sono ovviamente diversi: “Fare l’allenatore vuol dire tensione, impegno, lavoro sul campo e a casa. Ma il calcio è la mia passione da venticinque anni e penso che dobbiamo sempre dare il meglio in ciò in cui si crede. Da calciatori spesso non si capisce bene il ruolo dell’allenatore: visto d’altra parte la prospettiva cambia completamente. C’è tanto da studiare, leggere, aggiornarsi: ma poi tutto deve passare dall’applicazione sul campo. E’ quello lo scalino più difficile”.
Gabriele Fredianelli
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