TAVARNUZZE (IMPRUNETA) – Nemmeno un’operazione al ginocchio e un lungo periodo lontano dal campo hanno tolto a Tommaso la fame di calcio.

“La mia mamma me lo dice sempre: un altro al posto tuo avrebbe smesso – scherza lui – E invece io ho lavorato duro in questi mesi solo con un’idea fissa in testa: il calcio, il calcio e ancora il calcio”.

Lui è Tommaso Catolfi, centrocampista classe 2002 dell’Impruneta Tavarnuzze che ha fatto breccia anche negli schemi del selezionatore della rappresentativa provinciale di categoria, il sancascianese Francesco Donzelli, che su di lui sta puntando nel Trofeo Toscana che vede Firenze al vertice del proprio girone a punteggio pieno dopo le prime re giornate.

E a Tommaso, arrivato a Tavarnuzze tre anni fa dal Montespertoli, piace cominciare dai ringraziamenti: “A partire dalla mia società e dai miei compagni di squadra, perché è merito loro se le cose stanno andando bene per me sul piano personale. Ed è merito anche loro che mi sono impegnato così tanto per tornare in campo, perché mi piace troppo l’ambiente di Tavarnuzze. E un grazie va anche al mister Marco Guardati e al direttore Fausto Gonnelli”.

“E’ un bel gruppo, il nostro – prosegue – Nell’ultimo periodo abbiamo perso qualche partita di troppo, ma sono convinto che ci riprenderemo subito. Mi trovo bene nello spogliatoio, ormai è un gruppo consolidato: ci sono ragazzi che giocano insieme da quando erano piccoli. Fosse per me firmerei con l’Impruneta Tavarnuzze un contratto a tempo indeterminato. E poi con quel sintetico nuovo….”.

Lui è arrivato qui dal Montespertoli (“Ma a quattro-cinque anni avevo cominciato l’attività ludico-motoria a San Quirico, con gli amici del posto”): era una seconda punta (“ero più basso e meno slanciato di ora, portavo palla e giocavo sullo stretto”), si è trovato a diventare un regista: “A Tavarnuzze è stato Alessandro Morandi, a cui devo davvero tanto, a farmi scoprire il mondo del mediano. Mi sono innamorato subito di questo ruolo, che è il più bello del mondo per me. Nel frattempo oggi sono anche un po’ più alto e più leggero di prima, e il mister mi ha insegnato a muovermi di più, a crescere anche a livello caratteriale, a tirare pure qualche pedata quando serve. A giocare a testa alta. E il bello è che ad ogni allenamento scopro qualcosa di nuovo. Non sono mai stato uno che segnava tanti gol, nemmeno quando giocavo in attacco. A me piace di più fare gli assist. Quest’anno ancora non ho segnato ma ho già fatto sei o sette servizi vincenti per i compagni. Eppure sarei anche un buon colpitore di testa. E il primo gol con il Tavarnuzze lo feci proprio di testa contro il Porta Romana”.

Tifoso della Fiorentina (“Ho preso da mio nonno. Ma non sono un tipo da stadio: in tv però non me la perdo mai”), Tommaso ha tre punti di riferimento nel suo ruolo: “Pirlo, Badelj e Pizzaro. Sono tre giocatori non velocissimi, ma che sanno far correre il pallone”.

Intanto, come si diceva, è entrato nella rosa della Rappresentativa provinciale del c.t. Donzelli: “In Rappresentativa è un’esperienza bellissima. Ho avuto la possibilità di esordire contro Arezzo ed è stata una grande felicità. Ti rendi conto che è un altro mondo. Si gioca sempre a due tocchi, si respira aria di grande professionalità”.

Bravino anche a scuola (è al secondo anno di liceo scientifico), Tommaso ha passato mesi calcisticamente difficili. Problemi al menisco, poi l’operazione al ginocchio nel gennaio di un anno fa sotto le mani addirittura del professor Castellacci (il medico della Nazionale), saltando quasi completamente la stagione passata: “Mi sono fatto un bel po’ di palestra per sette mesi, ma sempre con l’obiettivo di tornare a giocare. Mi sono impegnato per questo. E ho sempre seguito la mia squadra. Mi sono sempre sentito parte del gruppo, andavo a vedere le partite e il venerdì passavo dal campo per fare qualche corsetta e respirare l’aria di calcio. Senza calcio non so stare. Non ce la farei mai a non giocare a pallone!”.

“Ha una grande cultura del lavoro e una grande educazione sportiva – spiega Fausto Gonnelli – merito anche della famiglia che ha alle spalle. Ha passato sette mesi a lavorare duramente in palestra e a faticare per tornare in campo, non tanti ragazzi lo farebbero. E quanto sta raccogliendo oggi, mettendosi in mostra sia con l’Impruneta Tavarnuzze che con la Rappresentativa, è il giusto premio per i sacrifici fatti. Si tratta di un centrocampista che sa abbinare qualità e quantità, bravo tecnicamente, ma anche bravo nei movimenti e negli inserimenti e utile pure in fase di interdizione e di costrasto. In più è un ragazzo che si sente la maglia verde-azzurra addosso. Lo ripete spesso: “La mia famiglia è qui”.

Gabriele Fredianelli

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