Con Zdenek Zeman

CERBAIA (SAN CASCIANO) – E’ la “voce” dell’Empoli. Radiocronista, telecronista, conduttore. E’ un grande appassionato di calcio. E’ uno che ha iniziato dal basso, dai campi dei dilettanti e delle giovanili.

E’ un cerbaiolo che, ormai da tempo, fra Serie A e Serie B (ma anche Europa), ha visto tanto del calcio degli ultimi anni.

SportChianti ha incontrato Alessandro Marinai per una lunga chiacchierata che ha spaziato su vari livelli del pianeta-calcio.

Alessandro Marinai da Cerbaia: raccontaci un po’ come nasce la tua passione per il calcio.

“Il calcio è parte di me da sempre, fin da bambino quando forse questo sport faceva sognare di più. Leggevo molto i quotidiani sportivi e nel tempo questa cosa mi ha aiutato molto quando mi sono ritrovato a raccontare calcio. Immancabili le domeniche con Ameri e Ciotti e poi 90° minuto con Paolo Valenti. Forse è proprio grazie a loro che ho intrapreso questo percorso nell’informazione. Ricordo che da bambino usavo un tappeto sul quale disponevo le figurine dei calciatori, quelle di Serie B perché erano più piccole, per simulare una partita con tanto di radiocronaca che registravo. Visto com’è andata forse questa cosa ha lasciato il segno!”.

Come arrivi a seguire l’Empoli? E come si è evoluta in questi anni la tua attività?

“Ho iniziato come molti altri da Calciopiù, che ha rappresentato una vera e propria palestra. Ho ancora oggi piacevoli ricordi soprattutto per la stagione del Grassina che seguii per intero. Un campionato straordinario, era la prima stagione di Malotti allenatore con Baccani direttore sportivo. Poi il passaggio a Radio Quattro, che oggi è diventata Radio Bruno, con la quale nacque una sorta di confidenza dopo svariate telefonate in cui davo o correggevo alcuni risultati per il loro storico riepilogo dell’intero panorama dilettantistico. Iniziai appunto dai dilettanti, poi la Serie C tra Siena ed Arezzo, Prato e Montevarchi, Pistoia ed Empoli. Appunto, Empoli. All’epoca la radio aveva una seconda frequenza che si chiamava Radio Quattro Italia e la proprietà decise di trasmettere le gare degli azzurri integralmente. Affidò l’incarico a me dopo avermi di fatto “abbinato” all’Empoli nei mesi precedenti. All’inizio del nuovo millennio Antenna 5 cercava una voce di riferimento per sostituire il proprio telecronista, il quale non poteva più garantire presenza costante perché spesso all’estero. La scelta cadde di nuovo su di me. In questi anni ho avuto anche una parentesi significativa e importante, oltre che gratificante, tra il 2008 ed il 2010 con Conto Tv che mi ha permesso di crescere dal punto di vista professionale e di togliermi delle enormi soddisfazioni raccontando pure gare di Europa League e lavorando con grandi professionisti”.

Oggi come e dove possiamo seguirti?

“Su Antenna 5, canale 72 del digitale terrestre. Il giovedì co-conduco “Forza Azzurro”, una trasmissione che parla dell’Empoli ma che dà spazio anche ad altre attività radicate nel territorio. Inoltre, sempre il giovedì, esce un mio commento sul momento degli azzurri sul quotidiano Il Tirreno edizione di Empoli. Ovviamente sono reperibile anche su tutti i canali social!”.

Hai visto l’Empoli in varie fasi della sua storia recente: quale il momento top e quale invece quello più nero?

“Ho avuto la fortuna di iniziare nell’anno in cui l’Empoli vinse lo spareggio contro il Como per salire in Serie B, anno 1995/96, e da allora sono stati soltanto campionati di Serie A e Serie B. Difficile individuare il momento top perché ce ne sono stati tanti: dal ciclo vincente di Spalletti a una delle squadre più belle con Silvio Baldini al timone, per arrivare al fantastico triennio di Sarri. Ma non dimentico l’esaltante campionato di B con Somma, la storica Coppa Uefa con Cagni e la recente annata con Giampaolo. Di momenti neri ce ne sono stati pochi per fortuna, ma la stagione scorsa sarà difficile da dimenticare. Una retrocessione incredibile perché gli azzurri erano arrivati ad avere un vantaggio considerevole sul Crotone. Un altro momento che porterò per sempre dentro di me è stato lo spareggio play-out contro il Vicenza nel 2012; una partita epica che l’Empoli stava perdendo per 2-0 a 25 minuti dalla fine. Finì 3-2 con un gol all’ultimo secondo di Maccarone quando i veneti pochissimi minuti prima fallirono un calcio di rigore. Se l’Empoli fosse retrocesso, vista la precaria situazione finanziaria di allora, chissà come sarebbe finita…”.

Come vedi la Serie B di quest’anno. E cosa può fare la squadra del presidente Corsi?

“E’ una Serie B al momento incerta con tante squadre racchiuse in pochissimi punti, difficile dire se ciò dipenda da una qualità che si è alzata oppure se il livellamento è rivolto verso il basso. Ci sono diverse scuole di pensiero al riguardo. Di sicuro è un campionato che non annoia e che, a differenza della Serie A, tiene tutti sulla corda ed appassiona per i tanti gol segnati, molti di pregevole fattura. L’Empoli ha un grande potenziale offensivo ed è, a detta di tutti, una candidata autorevole per recitare un ruolo da protagonista, ma questo primo quarto di campionato ha messo in evidenza una preoccupante fragilità difensiva che andrà corretta al più presto. Se l’allenatore riuscirà a farlo allora la squadra è veramente destinata a fare un campionato di vertice”.

Domenica scorsa hai seguito dagli spalti il derby fra Cerbaia e Sancascianese: cosa pensi del calcio nei dilettanti?

“Premetto che erano tanti anni che non seguivo una partita dilettanti dal vivo, ma ne ho sempre seguiti i risultati, le evoluzioni e tutto quello che accadeva attorno al movimento dilettantistico toscano per quanto mi è stato ovviamente possibile. Quello di oggi è un calcio notevolmente diverso rispetto a quello che seguivo io all’inizio del mio percorso giornalistico, a metà anni ’90. Allora c’erano campionati più competitivi, più qualità, c’erano più soldi e anche maggior seguito perché ancora le pay tv non avevano invaso il mercato. Il derby è sempre una partita particolare, mi aspettavo di vedere una bella partita stando alle premesse e invece sono rimasto un po’ deluso dalla Sancascianese. Molto merito va però al Cerbaia che mi ha dato la sensazione di essere più squadra rispetto ai gialloverdi, ho visto solidità e unità d’intenti,oltre che un attaccante che la butta sempre dentro. E in questo gioco non è cosa di poco conto”.

In queste giornate di post eliminazione dai Mondiali della nostra nazionale ognuno ha la sua ricetta? Ti sei fatto un’idea…?

“E’ il risultato di politiche sbagliate negli anni. Sembra che i problemi nel calcio italiano siano nati ieri e che sia tutta colpa di Ventura. Niente di più sbagliato. I problemi sono molteplici e vengono da lontano, noi italiani spesso pensiamo di essere quelli più bravi e più belli di tutti e mentre ci specchiamo gli altri Paesi si rinnovano, si migliorano e ci passano avanti in tutto. Questa mancata qualificazione dovrebbe essere colta come un’opportunità per fare una seria riflessione e ripartire dal basso, dalle scuole calcio, dagli impianti, ma occorre anche la presenza forte del governo centrale. Quello dei troppi stranieri è un falso problema e semmai la colpa è delle società che preferiscono fare scouting nei luoghi più impensati dell’universo anziché scandagliare il mercato interno che proporrebbe profili interessanti. Dobbiamo investire di più nei nostri vivai con istruttori qualificati che insegnino calcio, far prevalere la meritocrazia e non chi porta lo sponsor sia per allenare che per giocare oppure far giocare chi ha firmato il cartellino. Sono tutte situazioni generate da una cultura sportiva, calcistica in questo caso, sbagliata che alla lunga porta a distruggere anzichè creare. Anche per mancanza di risorse, certo, ecco perchè ci vorrebbe un intervento dello Stato, ma un intervento serio e mirato. Non si può ingabbiare il talento perchè poi si disperde. A proposito, una delle prime cose da fare sarebbe l’abolizione del vincolo sportivo, una vergogna che ormai resiste solo in Italia e in Grecia”.

Matteo Pucci

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