BADIA A PASSIGNANO (TAVARNELLE) – Se l’Eroica di Gaiole in Chianti, la cicloturistica storica su strade bianche, è da anni sinonimo della celebrazione della “fatica originaria” dello sportivo su due ruote, ancora più caparbietà è stata dimostrata dai partecipanti della ventunesima edizione.

La pioggerella, continua ed insistente, che ha caratterizzato la mattinata dell’edizione 2017 ha aggiunto difficoltà ulteriori ad una impresa già straordinaria anche nelle condizioni più favorevoli.

Uno dei cinque percorsi della manifestazione, quello di 115 chilometri, di cui oltre cinquanta di strade sterrate, si sviluppava interamente nel Chianti. Compreso il Chianti fiorentino.

Dalla partenza a Gaiole in Chianti mirava a sud verso il Castello di Brolio, fino a Pianella (Castelnuovo Berardenga) e poi risalire verso nord, sfiorando Vagliagli. Poi, attraversando per Fonterutoli e strade immerse in una splendida campagna, puntava verso San Donato in Poggio e la Sambuca fino ad avvicinarsi a Montefiridolfi e ri-direzionarsi verso il punto di partenza.

Anche se erano previsti itinerari più lunghi (fino a 209 chilometri), quello chiantigiano è risultato a molti esperti partecipanti il più duro. Infatti sono presenti pendenze fino al 18% su salite ciottolose ed un dislivello totale di 2.400 metri.

Anche quest’anno l’organizzazione prevedeva un punto di ristoro e controllo a Badia a Passignano gestito dalla Ciclistica Montefiridofi (con tanto di velocipede auto-costruito).

Praticamente tutti i ciclisti che si sono rifocillati a questa sosta, oltre che sportivi, si sono dimostrati anche dei “personaggi” perfettamente calati nello spirito della manifestazione.

Come consuetudine, le biciclette e l’abbigliamento dei partecipanti si intonavano agli anni del ciclismo pionieristico.

Il velocipede auto-costruito

Eppure vale la pena di soffermarsi a riflettere sulle ragioni che portano gli appassionati di questo duro sport a ritrovarsi, da tutto il mondo, sulle strade del Chianti e di altre aree della Toscana.

È un qualcosa che attraversa tutte le età, c’erano ragazzi ed  ottantenni; che non ha a che vedere con la nazionalità, si intendevano anche se si parlavano tante lingue; neanche legato al genere, infatti non erano poche le donne e le ragazze sui pedali.

Probabilmente, per chi non è appassionato, non è facile capire tutte le motivazioni che aggregano i partecipanti, ma percepire l’aria di festa e condivisione di questo raduno storico è sicuramente gradevole e interessante.

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Redazione
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