TAVARNELLE – Ha vissuto in pieno tutta la rivoluzione tecnologica, sul posto di lavoro e in una società sportiva, dall’epoca dei fax e delle telescriventi a quella del tesseramento online.
Eppure Gino Capacci, a 81 anni, ha ancora l’entusiasmo di un ragazzino e non vede l’ora che comincia la nuova stagione calcistica, un’altra ancora.
Impiegato all’Ansa a Firenze dal 1961, per più di trent’anni ha lavorato a stretto contatto col mondo del giornalismo, passando le giornate a ricevere con le cuffie gli articoli dei corrispondenti e poi a sua volta a fare da corrispondente: Corriere Adriatico, Tirreno, e via così.
Il rapporto tra giornalismo e mondo del calcio si è saldato poi, al momento delle pensione.
Il calcio fino ad allora non era in cima alla lista delle priorità (“Andavo a vedere la Fiorentina allo stadio – confessa – e mio figlio giocava a calcio a Quarrata, tutto qui”).
E invece poi nel 1994 arriva il trasferimento a Tavarnelle e presto l’ingresso all’allora Libertas: “Un giorno passò a trovarmi Elio Guarducci e mi chiese di andare a dargli una mano. Era presidente Luciano Santucci”.
Due chiacchiere con Gino Capacci a La Sportiva di San Donato in Poggio
Adesso, quasi un quarto di secolo dopo, Gino è ancora là. La società dopo la fusione è diventato San Donato Tavarnelle (di cui Santucci è ora vicepresidente), ma lui è sempre in prima linea a dare il suo contributo: che si tratti di un tesseramento o di una nota di cronaca di una partita da inviare al settimanale Calciopiù.
“Il lavoro di segreteria me lo ha insegnato Giancarlo Morrocchesi – racconta Gino – E a me piace ancora dare il mio contributo, mi fa sentire attivo, mi tiene in mezzo ai giovani”.
Nel San Donato Tavarnelle che affronterà ancora la Serie D nel prossimo campionato, batte ancora forte il cuore di Gino Capacci, capace di rinnovarsi alla tecnologia senza mai perdere il passo coi tempi: “Anche il mondo di una segreteria sportiva è cambiato del tutto con l’arrivo dei computer, ma questo non mi spaventa, è stato solo questione di cambiare le abitudini”.
Gabriele Fredianelli