Anche io sono provincialmente allegro quando all’arrivar della primavera la Juventus esce regolarmente dalla Champions League nei modi più assurdi e contro qualsiasi tipo di avversario… . Però se Sparta piange, ricordatevi che Atene non può ridere.

Se il calcio italiano non si riprende, anche la Fiorentina ne pagherà forzosamente dazio, ed il rischio di ritrovarsi ad essere ancor meno di quel che già siamo (una sorta di cimitero di elefanti) c’è.

Le squadre che sono rimaste a fare calcio in modo serio sono due, presto ne rimarrà una soltanto: Atalanta ed Empoli.

La loro leadership nasce dal settore giovanile, un settore ricco di competenza, osservatori, strutture, due squadre che centrano i propri obiettivi praticamente sempre e con relativa fatica. E quando qualche rara volta non riescono, rimediano l’anno successivo.

Tutte le altre, con la compiacenza di una Lega Calcio disperata e di una stampa alla canna del gas, si cimentano in una sorta di wrestling.

In Serie A ci sono compagini (almeno 5 o 6) che non sono competitive e che appena promosse si affrettano a vendere tutti i loro migliori giocatori per rimpinguare le casse e provare a salvarsi, tanto il livello è infimo.

E se non ci riescono pazienza, c’è il “paracadute” che ci frega.

Ce ne sono altre 5 che fanno di tutto per mantenere il club su livelli mediocri, vendendo regolarmente il primo discreto giocatore che producono (o che trovano), tanto così facendo si salvano comunque senza sudare.

Poi ce ne sono 6 che lottano per NON andare in Europa o Conference League (competizioni che obbligano ad aumentare il numero di calciatori in rosa e che di fatto ti costano un sacco di soldi e non portano premi) e 4 (qualche volta 5) che vanno in Champions League in parata.

Di partite vere non se ne vedono praticamente mai. Primi tempi giocati al piccolo trotto e basta che ci sia un allenatore minimamente preparato (Pioli) o innovativo (De Zerbi, Italiano) per fare un “campionatone”.

La stampa fa i titoloni per le solite note che spesso vengono premiate anche da arbitraggi non certo severi al patetico scopo di tentare di vendere le ultime copie di giornali illeggibili, gli stadi sono sempre più obsoleti ma secondo questi scienziati del calcio il problema sono i tifosi.

Gli unici che avrebbero ancora voglia di rendere merito ad una passione che oramai nella realtà è pressappoco wrestling, appunto.

Tutti fanno finta di lottare per tutto, l’importante è creare una plusvalenza.

E questo mantra parte dalle giovanili ovviamente (due squadre sopra citate escluse, con qualche eccezione qua e là sporadica). Dove un ragazzo per emergere ha bisogno di tanto culo, di soldi (che vengono chiesti dai grandi club ai genitori del ragazzo nel 99% dei casi per pagare il cosiddetto “premio di preparazione”), di preparatori già predisposti alla gestione di quello che è di fatto un adolescente.

Senza tutto questo, non si arriva il talento si perde, si fanno venire in Italia centinaia di ragazzi stranieri che già sono legati a Tizio o a Caio e a prescindere dal loro reale talento costoro giocano a scapito di altri che non hanno pagato o non hanno accettato quel procuratore.

Secondo voi, in mezzo a tutto questo, come può una nazionale di calcio emergere? Come può un club vincere una competizione internazionale? Come può un campionato come la Serie A non dico tornare quel che era, ma quantomeno tornare minimamente competitivo?

Da noi ancora giocano e segnano giocatori che altrove erano considerati finiti. Giroud, Ibrahimovic, Dzeko… . Ma non è che sono lì per fare presenza: trascinano le proprie squadre alla vittoria dello scudetto, mica pizza e fichi!

Simeone, un attaccante di media qualità, è addirittura terzo in classifica marcatori e sarebbe secondo in una classifica senza rigori. Simeone santo dio, noi sappiamo cosa valga!

Berardi e Immobile colonne della nazionale campione d’Europa, non hanno mai fatto la differenza in gare internazionali e giusto ieri sera lo hanno dimostrato per l’ennesima volta. Buoni giocatori, nulla più.

Il valore di questi attaccanti, cari miei, è fittizio. Vale solo per giornali e qualche altro appassionato miope che presume che Immobile sia “Scarpa d’Oro” e quindi attaccante di fama mondiale. Smettiamola di raccontarci balle.

Il campionato europeo di calcio lo ha vinto una ripescata nel 1992 (Danimarca) e addirittura la mediocrissima Grecia solo 18 anni fa. Lo vinse il Portogallo nel 2016 dopo una finale assurda.

Si tratta di un torneo atipico, molto equilibrato, dove la fortuna conta tantissimo, dove le emozioni, i sentimenti, i momenti, la fiducia possono fare addirittura la differenza. Un torneo spesso imprevedibile.

Io c’ero alla prima della nazionale a Roma, contro la Turchia. Giocammo un buon primo tempo, ma incolore sotto porta, come ieri sera. Poi la sbloccò un’autorete e trovammo spazi.

Agli ottavi fummo nuovamente fortunati, perché l’Austria andò in vantaggio ma le annullarono una rete per un nonnulla. E poi Chiesa sbloccò dopo una bellissima ma fortuita azione personale.

Poi il Belgio, privo di ogni fondamento tattico, che ci permise di passeggiare in contropiede.

E poi rimasero le ultime due partite. Una dove siamo stati dominati dalla Spagna, ma siamo passati noi ai rigori. L’ultima vinta di foga e di grinta ma non dimentichiamo, nuovamente ai rigori.

Difficile pensare che sia stato solo culo, impossibile non rendersi conto di quanto ve ne sia stato.

Abbiamo solo un grande centrocampo, abile a proporre, a creare. Ma assolutamente inadatto a fare legna e meno che mai a rifinire.

Una difesa oramai finita, che vede in Bastoni la stella del futuro. Una stella incoronata ancora una volta dalla stampa, ma che come al solito in Europa non brilla.

Un portiere che si è rovinato la carriera da solo con una scelta professionale votata esclusivamente al denaro e l’attacco più debole che si sia mai visto nella nostra intera storia.

Ma davvero ci possiamo permettere di esultare di fronte ad un tale abisso?

Davvero possiamo rallegrarci se la somma dei bilanci delle 20 di serie A segna un rosso di 1 miliardo di euro?

Davvero possiamo infamare DAZN che ha iper pagato dei diritti incomprabili e per farlo ha dovuto “risparmiare” (diciamo elegantemente così) sulle proprie strutture di diffusione e meccanismi di calcolo degli spettatori?

Non ci possiamo permettere grandi risate se muore Sansone. Perché noi siamo i filistei, tenetelo a mente.

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