Roberto Castorina

TAVARNUZZE (IMPRUNETA) – Il suo arrivo sulla panchina grigionera, a metà della scorsa stagione, ha sancito una svolta per il Centro Storico Lebowski, che abbandonava dolorosamente l'”era” di Andrea Serrau dopo una prima parte difficile di stagione.

Per Roberto Castorina fu una cavalcata quasi trionfale, che portò i grigioneri (al primo anno di esperienza in Promozione) a sfiorare quello che sarebbe stato un clamoroso accesso ai playoff.

Quest’anno Castorina non entra in corsa, e può pianificare, insieme alla dirigenza del CSL, una stagione che si preannuncia scoppiettante.

SportChianti lo ha incontrato, raccogliendo valutazioni, idee, emozioni e sensazioni.

Innanzi tutto mister ci racconti cosa ha voluto dire per lei allenare il Centro Storico Lebowski. E che campionato è stato quello che ha vissuto dopo il suo arrivo al posto di Andrea Serrau?

“E’ significato tanto. Avevo voglia di ricominciare, ma volevo farlo nel modo giusto: mi hanno sempre parlato molto bene della società, che ha fatto benissimo con Serrau, con una cavalcata splendida di vittorie e di promozioni. La situazione mi è subito piaciuta: andando a toccare con mano quello che si vive al CSL, poi, ho capito”.

C’è davvero qualcosa in più nella squadra grigionera? Lo si sente? Lo si percepisce? 

“C’è qualcosa di diverso perché c’è una parte esterna, che è la tifoseria, coinvolta anche a livello societario. Che ti fa sentire la presenza senza dare pressione, quindi facendoti lavorare al meglio. Una situazione ideale, sia per chi gioca che per chi allena. Trecento, quattrocento, mille persone in tribuna, che sono di stimolo e mai una pressione negativa: è tutto gradevole. La dimostrazione della volontà di crescita della società c’è. C’è organizzazione di campo, uno staff medico importante. Insomma, si può programmare”.

Roberto Castorina premiato da Vasco Brogi al Premio AIAC a Coverciano

Con quali obbiettivi si riparte per la prossima stagione?

“L’obbiettivo a mio avviso è quello di migliorare quanto fatto lo scorso anno. All’inizio dell’anno tutti fanno proclami, io non lo faccio. Non lo voglio fare e non ho neanche un pensiero specifico. Stiamo semplicemente lavorando per migliorare”.

Partenze e arrivi, facciamo un po’ il punto della situazione.

“Sono andati via Rustioni, Tarchi, Federico Pini, Lazzerini, Viciani, Semplici. Cubillos rimane, rimane Vargas, rimane Calbi, rimane Fornai, tutto il reparto difensivo in blocco con il rientro di Leonardo Pini che torna dall’Erasmus. A centrocampo abbiamo preso Bagnoli che ho già allenato e che ho voluto fortemente. In porta Mirri che è un 2002. Abbiamo altri due giovani un esterno e uno a centrocampo in fase di definizione. Poi stiamo valutando un altro giocatore. Si integreranno insieme a noi Lamma e Colley dagli Juniores”.

Come si immagina il suo CSL. Si riparte da una super difesa?

“Si riparte dalla squadra. L’aspetto difensivo è stato importante, con due gol subito in 12 partite e 19 fatti. Una media importante. Ovviamente non puoi replicarlo sul lungo periodo, altrimenti vinceresti con record su record. Io sono partito dalle certezze: la difesa lavora bene quando lavorano bene gli altri reparti. Tutti si sono messi a disposizione da quando sono arrivato. Quella è stata la sopresa principale. E piacevole: le prime due settimane erano un po’ spaesati, magari per la tipologia di alleneamento diversa. Poi però si sono adeguati: i risultati hanno aiutato”.

I mister parlano malvolentieri dei singoli, ma facciamo una eccezione per Cubillos: cosa vuol dire allenatore il “Chupito”?

“Diego bisogna conoscerlo prima di valutarlo. Non lo avevo mai allenato prima: non è una primadonna. E’ una persona seria, squisita e solare. Non si fa dei problemi se deve dire qualcosa in faccia, ma è un uomo-squadra che ogni allenatore vorrebbe sempre avere. Ha fatto della partite in cui non ha fatto gol ma in cui ha rincorso anche l’arbitro pur di vincere. Quando poi ha la possibilità di mettere in moto le sue qualità è un giocatore di due categorie superiori. Bisogna saperlo prendere, ma pensiamo di essere entrati bene in sintonia. E i compagni si sono accorti che è un valore clamorosamente aggiunto”.

Matteo Pucci

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