Sara in postazione con la figlia Maddalena

FIRENZE – “Quando sento parlare una donna di tattica mi si rivolta lo stomaco… . Se parli della partita va bene, ma non puoi parlar di tattica, perché una donna non capisce come un uomo…”.

La frase pronunciata da Fulvio Collovati nei giorni scorsi su Rai Due, che è costata anche una sospensione all’opinionista Rai (ex campione del mondo di Spagna ’82) sta continuando a risuonare su tv, radio, giornali, social. Come si usa dire, è stato come gettare un petardo in chiesa.

Una vicenda grottesca, a tratti surreale. Che però ha radici molto più profonde di quelle che affiorano.

Ne abbiamo parlato con Sara Meini, fiorentina, giornalista della Tgr Rai Toscana, voce femminile di una trasmissione storica come Tutto Il Calcio Minuto per Minuto. Mamma di Maddalena, 6 anni.

Sara, cosa hai pensato quando hai letto/sentito le dichiarazioni di Fulvio Collovati?

“L’ho presa a ridere perché mi è sembrata proprio una battuta fuori dai tempi. Poi ho riguardato il video ed ero incredula. Una persona come lui non poteva aver avuto quella caduta di stile e invece… sì, gli è uscita proprio male quella frase, ma anche altre. E pensare che Collovati fa la voce tecnica a Radio Rai: non ci siamo mai incrociati e spero per il suo stomaco che non abbia mai sentito una mia radiocronaca. Detto questo chiudiamola qua, devo dire grazie alla Rai non soltanto a nome mio, ma a nome di tutta una serie di mie colleghe. Il segnale dato è forte. In questo modo forse qualcuno comprenderà che su questi argomenti c’è un’etica da rispettare. E la presunta goliardia, o i “non pensavo” non sono sufficienti, a posteriori”.

Secondo te è solo una gretta voce fuori dal coro oppure ha, semplicemente, detto quello che molti addetti ai lavori vorrebbero dire ma non si azzardano a farlo?

“Assolutamente no, il problema è che la battuta ha deluso molte persone, donne e uomini, e poi ha scoperchiato un modo di pensare ben radicato, riemerso in tanti pensieri, in articoli di giornale. Che tristezza. Diciamo che una cosa dobbiamo riconoscerla a Fulvio: l’onestà. Ha detto davvero ciò che pensa. Poi ci sono tante persone anche nel mondo maschile che non la pensano proprio come lui: certamente Renzo Ulivieri, sempre pronto a farti una lezione di tattica. Basta chiedergliela (e a me è successo spesso) e lui ti chiarisce molto le idee”.

Quale, secondo te, è oggi il ruolo delle donne nel calcio? Sia in quello giocato che in quello raccontato?

“Sapete a chi ho pensato per prima quando ho visto il video di Quelli che il Calcio? Alla mia amica Elisabet Spina di Viareggio, attuale responsabile del Milan femminile, che qualche anno fa al Corso di allenatori a Coverciano si è “laureata” con il massimo dei voti, lasciando dietro tutti i maschietti… . Ma non facciamo sessismo al contrario, dico solo che il ruolo delle donne è molto importante nel calcio di oggi, maschile e femminile. Forse chi pensa che una donna non capisce di tattica non si è mai trovato davvero a confrontarsi con una appassionata. Che il calcio lo ha giocato o studiato fin da piccola. Ho tante colleghe bravissime in ogni testata, e la cosa più deludente è stato leggere o sentire i commenti di qualche nostro collega maschio. Che magari fino al giorno prima ci aveva fatto i complimenti”.

Ci racconti come è nata la tua passione e quale è stato il tuo percorso professionale fino ad oggi?

“È nata dalla scuola, giocavo a calcio con i maschi alla scuola elementare e da lì non è più passata. Ho giocato a calcio per più di dieci anni, poi ho smesso perché non era facile conciliare tutti gli impegni. Giocare a calcio prima per una donna era più difficile, perché le squadre professionistiche maschili non ci consideravano e noi dovevamo pagarci tutto, anche le trasferte. Sono felice che ci sia stata questa evoluzione. Il percorso professionale? Gavetta pura. A 16 anni stavo tutti i fine settimana sul campo del Rifredi2000 a vedere tutte le partite del settore giovanile e raccontavo le gare per il settimanale CalcioPiù. Dopo qualche anno ho iniziato a seguire il settore giovanile della Fiorentina; da lì si sono aperte molte strade. Sono passata da calciomercato.com, a Lady Radio. Dal Messaggero, al Tirreno, a La Nazione, poi arrivò l’opportunità della Rai, ma non è stato facile perché sono stata due anni a Campobasso, poi a Cagliari. Ho fatto diverse sostituzioni anche a Roma, poi quando sono arrivata a Firenze mi sono fermata perché da qua posso togliermi tutte le soddisfazioni possibili”.

C’è, c’è stato, un modello al quale ti sei ispirata?

“Un modello vero e proprio no, devo solo ringraziare tante persone che ho trovato sul mio percorso professionale. Una su tutte, la mia collega e amica Laura Bandinelli, attuale addetto stampa del Milan. Lei mi ha dato tantissimi consigli all’inizio, e soprattutto mi ha lasciato un sacco di collaborazioni che lei non poteva più seguire. Ma ci sono tante altre persone che mi vengono in mente: un altro che non finirò mai di ringraziare è Riccardo Cucchi, che ha voluto fortemente che io iniziassi a fare le radiocronache per Tutto Il Calcio, dove una donna mancava da più di 10 anni. E sono davvero orgogliosa ogni volta che sento quella sigla. E’ pura emozione”.

Cosa ti sentiresti di dire a una ragazza che vuol fare il suo percorso di vita e lavoro nel mondo del giornalismo sportivo?

“La stessa cosa che direi a un ragazzo: che quando sia ha la passione, nulla è impossibile. Non è questione di femmine o maschi. Io ho realizzato tutti i miei sogni perché ho sempre adorato il calcio. E a chi ha il voltastomaco gli dico di calmarsi, perché io non ho assolutamente intenzione di smettere…”.

Matteo Pucci

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