Fine del girone d’andata. Obiettivo mediocrità felicemente centrato.

Capitolo attacco, quello che alcuni geni incompresi del panorama giornalistico fiorentino non avevano esitato a definire “potenzialmente da 45-50 gol”.

Alla prima di campionato (sarebbe stata la seconda, ma era la prima in ordine cronologico) ne abbiamo fatti 6. Poi altre tre volte ne abbiamo fatti 3. Una volta ne abbiamo fatti 2. Abbiamo segnato per otto volte 1 solo gol e sei volte manco quello.

Quindi per 6 volte su 19 partite non abbiamo segnato, 14 volte su 19 abbiamo segnato o 0 o 1 solo gol, lo voglio ripetere. Il dato diventa ancor più raggelante se andiamo a vedere chi ha segnato queste poche reti (25) di cui 1 autogol,  10 gol segnati dall’attacco, 11 gol dal centrocampo, 3 dalla difesa.

Per contro, la difesa ha buoni numeri. Solo 18 i gol subìti, la quarta miglior retroguardia dopo le prime tre. I primi insomma, delle squadre “normali”.

Tutti questi numeri solo per dirvi che la politica societaria sarà chiara per tutta la pausa invernale. La regola aurea sarà ficcarci (ficcarvi) nel capo che con un pochino di culo in più saremmo stati sesti.

Nel girone di ritorno non ci faremo trovare impreparati (cit.) e avremo quel briciolo di fortuna che ci è mancato per puntare all’Europa, basterà avere pazienza.

Grandi nomi verranno scritti sui giornali, dove i disperati ragazzi della carta stampata saranno costretti ad inventarsi o quantomeno ad ingigantire trattative pressoché inesistenti.

“Pour parler” che diventeranno contratti quasi firmati, occhiatacce messe al pari di accordi saltati, nobili visite al cesso scambiate per incontri segreti.

Per un mese intero sentiremo di tutto e saremo pronti ad accogliere con sciarpe, sciarpine e Antognoni il prestito di turno, lietissimo di venire a svernare qua per i sei mesi migliori dell’anno, salvo poi sparire ai primi caldi.

Chi lo sa se avrò davvero ragione.

Del resto a me piace scriverle prima le cose, tentare di immaginare il futuro interpretandone gli indizi presenti.

Mi piace farlo perché non ho alcun problema ad ammettere gli errori e quando li ho commessi non mi sono mai tirato indietro (ricordo ancora come agli inizi Veretout mi piacesse pochissimo ad esempio).

Non è una vergogna sbagliare.

Una vergogna è vedere quanta gente ancora è convinta che qui si faccia calcio.

Dario Del Gobbo

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