Due cose ho sempre detto: non andrò mai in un luogo freddo quando a casa mia è estate, non guiderò mai in un Paese anglosassone.

“Mai” è la più bugiarda delle parole.

Eccomi qui, all’estremo nord della Scozia, di giugno, guidando una macchina con lo sterzo a destra.

Adoro le sorprese. Scombinano l’ordinario, mescolano le carte e aprono la strada all’improvvisazione. L’improvvisazione, a sua volta, è ciò che spalanca le porte all’ignoto.

Chiaro che se decidi di salire su una vetta di mille metri partendo da quota zero in un’unica ripidissima salita e con la nebbia devi lasciare ben poco all’improvvisazione.

Questi sono luoghi dove gli elementi naturali cominciano a spingere forte, e rendono faticoso il prosperare della vita. Ma non impossibile, perché la vita gode della più preziosa delle qualità: l’elasticità.

Ecco perché fa bene camminare su un filo: perché stimola l’elasticità del corpo e della mente. Ma questa è un’altra storia.

Vi assicuro che non è da poco vedersi attraversare la strada da un cervo reale più grosso di un cavallo (per giunta mentre guidi a sinistra). O sentire il respiro dei cetacei così potente, risuonare sulle pareti rocciose che delimitano una baia.

E le aquile, sempre presenti sopra le nostre teste. L’attenzione a questi dettagli è ciò che ha portato i popoli antichi a leggere i segnali della natura circostante, ma anche questa è un’altra storia.

Sorprese, ancora sorprese.

In effetti lo fu anche quello che ci aspettava sulla vetta del monte Sgurr Nan Eag (a chi lo pronuncia bene gl’offro da bere), la vetta che segna l’inizio della cresta dei monti Quillin, sull’isola di Skye.

Ad un certo punto la nebbia si dirada mostrando sotto di noi tutto lo scenario che avevamo attraversato per arrivare lassù: quella particolare luce data dalle condizioni atmosferiche e il ripido declinare dei pendii verso il mare facevano perdere completamente i contrasti e le proporzioni, offrendo uno spettacolo a dir poco surreale.

Durante la discesa poi, avvenne l’incontro più struggente: un uomo anziano, debole e malconcio, con chiari segni di una recente ospedalizzazione procedeva lentamente appoggiandosi alla figlia che, determinata, lo accompagnava.

Tornare sulle montagne, il suo ultimo desiderio.

Cercate di comprendere la sacralità di certi luoghi. È l’amore la sostanza in gioco.

Didje Doo

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