L’unica cosa straordinariamente bella della giornata non è stata minimamente considerata.

La coreografia di 12.000 ragazzi, tutti uniti per ricordare un ragazzo come loro, che non c’è più, al quale è stato negato tutto, dalla vita alla giustizia, un ragazzo ucciso da qualcuno, ma anzi no come ha specificato la Cassazione.

Del resto era inutile che la coreografia fosse indirizzata a livello calcistico come quel “CARICA!” di Fiorentina-Inter 2014.

E ancora più inutile che fosse dedicata alla città, visto che la città oramai non si rivede più in quella curva, offesa e derisa solo pochi mesi fa. Che non ci sia più calcio né una città unita a sostegno della Curva Fiesole è chiarissimo.

Messaggio magnifico e commovente quindi, di una piccola parte di Firenze che resiste nonostante tutto e tutti.

Nonostante una scritta fatta chissà da chi e chissà come, in una zona totalmente inaccessibile per i tifosi viola, con un errore di scrittura molto anomalo e con un’eco mediatica compatta come non mai.

Tutti prontissimi a sparare m…a su Firenze, compresa la maggior parte dei fiorentini, quando non vi è niente di certo in merito a questo atto vile e vomitevole.

Un conto è la condanna del gesto (doverosa), un altro è indicare una città intera come colpevole di inciviltà e quant’altro.

Nonostante una proprietà che per l’ennesima volta dimostra di non esistere, chiusa a riccio nella propria grotta dorata, convinta di avere ancora una “boutique” quando invece oramai siamo ridotti a negozietto di periferia, poco fornito per giunta.

Nonostante un “comparto sportivo” che di sportivo non ha più niente e forse non lo è neppure mai stato.

Un direttore generale che non parla più, anche se ce lo ricordavamo tutti molto più loquace. E quelle rare volte in cui parla spara concetti totalmente astratti in cui si parla di “persone che approvano progetti”. Forse, come gli anziani, avrà sviluppato curiosità per i cantieri, chi lo sa.

Un allenatore oramai totalmente dissociato dalla realtà, che si lamenta per il rigore subìto (solare) e non parla dell’ultima rete fatta su azione manovrata, vecchia oramai più di 60 giorni. Sessanta. Che insiste su quei 12-13 giocatori, molti dei quali sono prestiti che non hanno voglia né capacità.

Calciatori che in campo regrediscono uno dopo l’altro, coinvolti anche loro in un mix di mediocrità e pressappochismo più unici che rari, dove i pareggi a Frosinone o a Bologna vengono presi come risultati positivi.

Comunque non vi preoccupate. Vi diranno che va bene così.

Che il passato non conta, che nel 2018 il calcio si può fare solo così, stando attenti ai bilanci e se non vi va bene compratela voi.

Non vi permettete di far notare che Mancini e Zaniolo sono stati allontanati dalla Primavera perché non ritenuti all’altezza e neppure che Piccini è stato ceduto a soli 3 milioni di euro perché non credevano neppure in lui.

Non vi permettete di far notare che erano tutti italiani, mentre sempre più spesso arrivano stranieri e stranierucci dai discutibilissimi mezzi tecnici ma degli straordinari intermediari.

Dodicesimi eravamo prima di quel marzo maledetto, dodicesimi siamo adesso.

Alla vigilia – già lo so – di un pirotecnico mercato invernale di riparazione.

Dario Del Gobbo

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