Mister Stefano Pioli

Siamo giunti ad un piccolo capolinea.

Siamo tornati in quel limbo di classifica che occupavamo serenamente poco prima della disgrazia.

Eravamo dodicesimi in quel terribile 4 marzo, siamo noni (a parimerito con decimi e undicesimi) adesso.

Vorrei tornare a quelle roboanti vittorie di inizio campionato (contro le derelitte Chievo e Udinese in casa) e parlare con tutti quei meravigliosi esponenti del tifo viola che urlavano “scemi” a chi aveva coraggio di contestare nonostante le vittorie.

La rosa, come ho avuto modo di scrivere più volte, non ha alcun senso, a partire dall’allenatore, un esonerato cronico che si sta avvitando su sé stesso come ha sempre fatto in carriera.

La Fiorentina non funziona, oramai da mesi, ma lui non la cambia.

Non facciamo gol su azione da tempo immemorabile, a meno che non vogliamo considerare “gol su azione” la carambola di Torino o il tiro deviato di Chiesa a Milano contro l’Inter.

Ok a Frosinone ci siamo riusciti, anche se considerare un gol di clavicola mi rimane difficile.

Ma è pur sempre troppo poco. Pioli è l’assoluto responsabile di questo e di altri terribili risultati, inutile che alcuni adesso si innalzino a sua difesa.

Stiamo parlando di un allenatore che non cambia mai niente del suo equilibrio sottile, che non ha soluzioni, che spesso sbaglia i cambi o che non riesce a sfruttarli per migliorare la situazione.

Un funzionario del catasto, che sembra tanto volenteroso ma che alla fine compiccia poco o nulla.

L’accettazione passiva di una serie di inutili prestiti che non si sa se devono giocare per forza o se vengono messi in campo da lui perché ne è convinto. In entrambi i casi trattasi di grave colpa.

Così come non provi mai e poi mai a cambiare un assetto logoro, che produce poco e che concretizza meno.

Di buoni giocatori la Fiorentina non ne ha moltissimi, se poi quei pochi sono anche schierati fuori ruolo (Milenkovic, Veretout) o se addirittura gli si chiede la luna (Chiesa) allora rischiamo di vanificare anche quelle poche qualità tecniche che ci ritroviamo.

Semmai è bene rendersi conto che le colpe di Pioli sono circoscritte. La “maggioranza” lo sa ma rimane globalmente felice di tutto questo, pensando ancora che la lotta per l’Europa sia reale non accorgendosi che stanno guardando del banale wrestling, dove si sa già che saremo perdenti.

Quattro pareggi pressappoco identici, tutti 1-1 e ogni volta in vantaggio e poi ripresi. E tranne l’ultimo Simeone, uscito incazzato per questioni personali, non ne vedo uno che si agiti.

E’ tutto normale per tutti, giocatori, dirigenti e tifosi. Oramai abituati a questa mediocrità non più aleggiante, ma coinvolgente. E il primo che chiede di uscirne, a costo di tornare a Gualdo o a Gubbio, viene preso per individuo socialmente pericoloso.

Gli viene detto che questa è la nostra dimensione e che non si può pensare a niente di più al giorno d’oggi, bisogna prendere quel che viene e dire grazie.

E allora non ci resta che ritirarci e andare a riposarci nello studiòlo, prima che ci prendano anche quello raccontandoci che era troppo per le nostre tasche.

Dario Del Gobbo

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