a sinistra Gimignani, a destra Collini

GREVE IN CHIANTI – E’ la stagione più delicata per un giovane calciatore, quella di passaggio tra la Scuola Calcio e il settore giovanile vero e proprio che comincerà nella stagione successiva.

Ma se a un gruppo classe 2006 come quello della Grevigiana capita di aver come tecnici un’accoppiata come quella formata da due istruttori “storici” per i gialloblù come Paolo Gimignani e Paolo Collini tutto è più semplice.

Non fosse altro, oltre ai valori e agli insegnamenti tecnici, per la passione con cui ogni giorno i due Paolo allenano i calciatori sul campo.

“Io e Collini parliamo la stessa lingua – spiega Gimignani – che poi è la stessa lingua della società. Ovvero, in questo caso, quella di far crescere questi ragazzi il più possibile in vista del “salto” dell’anno prossimo nei Giovanissimi B”.

24 giocatori in rosa, compresi diversi ragazzi che hanno cominciato relativamente tardi con il calcio nel corso della stagione passata. Quindi con la necessità di adattare allenamenti e partite al livello tecnico di tutti i ragazzi.

Così i gruppi nel week-end sono due: quello del 2006 nel campionato Esordienti e quello misto 2006-2007. In modo da non lasciare fuori nessuno dalle convocazioni e far crescere ogni ragazzo secondo il proprio livello tecnico.

“E siamo contenti – spiegano Gimignani e Collini – perché tanti ragazzi che un anno fa di questi tempi neppure sapevano cosa fosse il pallone, adesso comincia a cavarsela benino, calciano coi due piedi, sanno stare in campo. E per un allenatore queste sono grandi soddisfazioni”.

Tecnica, tattica, ma non solo: “Prima di tutto viene quello che c’è anche fuori dal campo: educazione, rispetto nei confronti delle persone e delle cose, anche a rischio a volte di sembrare “pallosi”, ma questo è il nostro dna e quello che ci chiede la società. Far crescere i ragazzi anche come persone non solo come calciatori”.

“Un bel gruppo davvero questo del 2006, un bel gruppo unito, così come è unito anche il gruppo dei genitori. Credo che anche in futuro saranno ragazzi che faranno divertire il pubblico di Greve” spiega Gimignani, che con la maglia gialloblù ha giocato a lungo prima di cominciare anche il percorso di allenatore.

“Nel corso degli anni con Paolo Collini e Leonardo Pini abbiamo raggiunto risultato importati – prosegue Gimignani – Non solo per il campionato Giovanissimi B vinto con i ragazzi del ’99. Ma anche per le diverse targhe conquistate per il gioco espresso e per il gioco di squadra. Con grande soddisfazione per i ragazzi, per noi allenatori e per la società”.

“Resta solo un rammarico – va avanti Gimignani – Che a volte qualche famiglia non abbia pazienza sufficiente per lasciare da noi i ragazzi anche oltre la Scuola Calcio, per inseguire invece altre piazze considerate più importanti. È un peccato, perché a Greve si cresce bene. Lo confermano alcuni ragazzi come Duccio Falciani classe ’99 oggi alla Rignanese, Giuseppe Rosi anche lui ’99 al Pontassieve o Bernardo Mariani classe 2000 alla Chiantigiana. O come la decina di ragazzi di Greve che sono nella rosa della prima squadra dopo essere saliti dal nostro settore giovanile e dalla nostra Scuola Calcio”.

“La nostra filosofia – spiega Collini, che ormai da un decennio lavora in tandem con Gimignani – è quella di non fare divisioni interne al gruppo e valorizzare tutta la rosa nel complesso. Come a scuola, si aspetta chi magari deve recupere in qualche aspetto. E il campionato “misto” è voluto dalla Federazione proprio per dare la possibilità di giocare anche ai ragazzi che hanno bisogno di crescere con calma. E a noi sta facendo molto piacere notare i progressi di tanti ragazzi, tanto più che facciamo ruotare tutti nelle due squadre, senza avere una squadra A e una squadra B”.

“Una delle cose più belle e delicate nel fare l’allenatore – spiega Collini, la cui carriera nel calcio giocato è partita dalla Virtus Firenze, passata per il settore giovanile della Fiorentina e poi indossare le maglie di Rondinella, Antella, Grassina e Impruneta – è seguire i ragazzi anche a livello personale e comportamentale, provare a capire se qualcosa non va anche fuori dal campo, insegnare anche valori dello sport, dare loro input non solo tecnici ma anche etici e sociali”.

“Oggi seguire i ragazzi è molto più difficile di un tempo – spiegano i due allenatori – hanno tutti molte più distrazioni, è difficile riuscire a farli stare concentrati su una cosa sola. Anche per questo dobbiamo stimolarli nel modo di allenarsi, con tipi di esercizi più vari e meno ripetitivi. Dobbiamo catturare la loro attenzione. Oggi i ragazzi hanno a disposizione più cose ma spesso sono insofferenti. Noi veniamo da tempi in cui non c’erano social, non c’erano telefonini. Magari eravamo allenati in maniera più “grezza” rispetto ad oggi, ma il calcio era una delle poche cose che avevamo per svagarci”.

Gabriele Fredianelli

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