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Nel novembre del 2017 il vulcano Agung diede fuoco alle polveri mettendo in crisi lo svolgersi della quotidianità di Bali.

Un mese dopo, alle prime luci dell’alba, mi trovo a fotografarlo dal bordo del cratere Batur.

Per la salita al vulcano le guide locali organizzano trekking notturni in modo da sfruttare l’aria limpida del mattino, dato che a queste latitudini le montagne sono molto spesso avvolte da nebbie e foschie per tutto il resto del giorno.

C’è un sacco di gente che sale e il chiacchiericcio mi urta un po’ i nervi. Specialmente quando mi trovo accodato a un gruppetto di russe starnazzanti.

Più avanti invece ci troviamo dietro ad una singolare coppia britannica abbigliata come per una passeggiata a Hide Park la domenica mattina e prestante come una giraffa sul ghiaccio. Specialmente lui. Uno spettacolo.

Mi ricordo che a un certo punto, mentre arrancava, si infilò la bottiglietta d’acqua nella tasca dei jeans dalla parte del tappo e si ritrovò fradicio in un attimo. Non l’aveva chiusa bene poveretto. E ora non avevano nemmeno da bere.

C’è un’aspetto affascinante in tutta questa accozzaglia umana che sale, ed è vedere la linea di lampadine elettriche che nel buio si snoda lungo il sentiero, dalla base al cratere sommitale. Siamo bellissimi, visti da lontano.

Chiunque sia mai salito su un vulcano sa che più si avanza più diventa faticoso per via del terreno sempre meno compatto. Si scivola, ed è facile che per un passo avanti se ne facciano due indietro (vi lascio immaginare il nostro amico inglese).

Finalmente in vetta, ecco una specie di rifugio montano preistorico dove servono l’ovo sodo cotto col vapore del vulcano.

Raccolgono anche la condensa provocata dai fumi che fuoriescono dalle crepe. È acqua potabile? Dice di sì. La facciamo assaggiare all’inglese? Si ride e si scherza ma l’acqua del tè che sto bevendo per far scendere l’uovo sodo viene di certo da lì.

Intanto l’atmosfera inizia a cambiare e tutto quanto si colora di un turchese sempre più chiaro finché non emerge dall’oscurità l’imponente profilo del temibile vulcano Agung.

Hai mai la sensazione che l’universo prepari le sue alchimie proprio per te? Ci sono circostanze in cui è impossibile ignorare questa cosa, ma la condizione necessaria è uscire, esporsi, lasciare il luogo sicuro. E allora succede la magia.

Ad un tratto, quando ormai il buio se n’è andato, dalla cima di quel gigante sbuffa un’enorme nuvola di fumo grigio. Così denso da far paura anche da quella distanza. Lo sbadiglio mattutino del demone della montagna.

Incredibile. Non credo ai miei occhi. Non potevo chiedere regalo migliore.

Poter sentire da vicino la potenza degli elementi in totale (o insomma, relativa) sicurezza è una benedizione! Serve a ricordarsi ciò che siamo: meravigliose nullità!

Didje Doo

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