GREVE IN CHIANTI – “Eccome se è cambiato il ruolo del portiere negli anni. Anzi ti dirò di più, cambia continuamente, stagione dopo stagione”.

Le parole sono di Francesco Consigli, trentacinquenne ex estremo difensore che dentro e fuori il Chianti ha difeso i pali di tante squadre (Impruneta e Cattolica Virtus all’inizio, quindi Valdema, San Donato in Poggio, tanto Mercatale per poi chiudere alla Grevigiana): per la carta d’identità potrebbe ancora stare in campo, invece già da qualche stagione ha intrapreso la carriera di preparatore dei portieri.

E dopo gli esordi nel nuovo ruolo allo Sporting Arno, oggi si occupa dei portieri della Grevigiana, dalla prima squadra a tutto il settore giovanile. In più fa parte dello staff tecnico che allo Stadio delle Due Strade ogni settimana lavora ai Centri di Formazione Federale per preparare i giovani calciatori più promettenti del panorama toscano.

“Quando ho smesso di giocare ho sentito che senza calcio non potavo stare – dice Francesco – e allora mi sono buttato in questa avventura. Ho seguito il primo corso in Italia per preparatore dei portieri, conseguendo il patentino Uefa B. E proprio in questo senso devo dire che è sempre più importante la specializzazione e la professionalizzazione del mio ruolo. Perché non basta più oggi soltanto avere esperienza come portiere, ma è necessario  rimanere continuamente aggionati. Io per primo so che devo crescera ancora tanto dal punto di vista personale e ogni occasione è buona per imparare ancora”.

“Il portiere si sa che è un ruolo particolare – prosegue Francesco – La sua prestazione è valutata su due o tre parate in tutta la partita e in quelle circostanze deve farsi trovare pronto. E oltre agli aspetti tecnici contano anche psicologici: quanto tempo ha per pensare un portiere? Sempre troppo poco”.

Dai classe 2004 ai portieri della prima squadra, Francesco si occupa di una decina di portieri, tra il “Franchi” e il Ferrone, seguendo di ognuno il percorso di crescita, secondo perametri che però sono diversi per ogni fascia d’età: Juniores e prima squadra da una parte, Allievi e Giovanissimi dall’altra.

“Ovviamente il tipo di lavoro sul campo è molto diverso – spiega – Coi più giovani si lavora sulla tecnica, sulla coordinazione, sui gesti, sulla tecnica, sulle distanze, sul gioco coi piedi, sullo stare in campo. Sui più anziani invece è quasi sempre un lavoro situazionale, mirato a quello che troveranno in partita la domenica. In effetti anche in questo è cambiata molto la preparazione. Prima era necessario che il portiere facesse l’intervento come da manuale. Adesso invece ti dicono di non snaturare il portiere nei gesti, se comunque l’intervento è giusto. Per uno come me cresciuto con le continue correzioni di un maestro come Enio Quintavalle, è un modo nuovo di insegnare a parare. Per questo dico che questo ruolo evolve continuamente. Già rispetto al 2014 quando ho conseguito il patentino il mondo dei portieri è già cambiato di nuovo. Me ne sono accorso nei mesi scorsi nello stage Apportgarda con l’Associazione Preparatori Portieri di Calcio. D’altra parte prima il portiere doveva solo parare. Poi ha dovuto cominciare a muoversi in area di rigore, quindi a giocare coi piedi. Oggi è molto più sollecitato coi piedi che con le mani. È un ruolo in evoluzione, con una quantità incredibile di studi dietro”.

Specie con la prima squadra, il lavoro di sinergia con l’allenatore è fondamentale: “Per questo è stato importante imparare a conoscere Martelloni, il nuovo allenatore della Grevigiana. È un cultore del gioco, gli piace giocare e per questo i suoi portieri è difficile vederli rinviare lungo ma semmai cercano sempre di giocare la palla corto per far ripartire l’azione. E poi in una prima squadra ti devi adattare a lavorare coi portieri a disposizione e alle loro caratteristiche che sono sempre diverse da un giocatore all’altro, stagione per stagione. Per esempio Casini la scorsa stagione era ben diverso da Innocenti che è il titolare quest’anno”.

Entuasiasmo e passione in ogni parola di Francesco: “Un ringraziamento importante per la passione smisurata verso questo ruolo lo devo a mio padre Fabio, oggi allenatore del Montelupo, e a Enrico Doria che è stato mio preparatore e che attualmente lavora in Eccellenza all’Antella”.

Gabriele Fredianelli

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