TAVARNUZZE (IMPRUNETA) – Domenica, sul campo di Acciaiolo (comune di Fauglia) il Centro Storico Lebowski farà il suo esordio nel campionato di Promozione sfidando i pisani dell’Atletico Etruria. Una data storica per la società fiorentina.

Lo farà però senza che in campo ci sia Michele Montuschi, uno dei grandi protagonisti della scalata grigionera al calcio toscano, infortunatosi al tendine proprio all’inizio di questa stagione.

E noi siamo andati a sentire le sue parole proprio alla vigilia del primo match di campionato.

Michele, domanda scontata: quanto ti è dispiaciuto infortunarti alla vigilia del primo, storico, campionato di Promozione del CSL?

“Scontata anche la risposta: immensamente. Per più motivi. Quando sono arrivato al Lebowski l’obiettivo era quello di provare a vincere insieme ma, nel mio primo anno, per colpa di vari infortuni non sono riuscito a giocare con continuità. La scorsa stagione invece è stato l’anno giusto: abbiamo giocato un gran campionato vincendolo grazie soprattutto ad un gruppo meraviglioso. Questo è appunto il primo storico anno di promozione per il “Lebo” e avendolo conquistato sul campo mi sarebbe piaciuto da morire poter correre sul rettangolo verde e poter contribuire alla crescita costante di questa meravigliosa realtà e di questo gruppo. Ho cominciato la preparazione nel migliore dei modi, non stavo cosi bene da qualche anno, poi il fatidico momento in cui purtroppo il tendine ha ceduto”.

Come è andata l’operazione e come stai oggi? Sai già dirci qualcosa sui tempi di recupero?

“L’operazione è andata bene e tutto sta procedendo regolarmente. Per quanto riguarda i tempi di recupero purtroppo la situazione non è semplice. Si tratta di un infortunio molto serio che prevede tempi molto lunghi. Tre-quattro mesi per tornare a camminare, otto-nove mesi per poter tornare a giocare, ma vedremo passo dopo passo. La mia unica certezza è che la stagione è finita prima di iniziare. Ho provato a comunicare alla squadra che per domenica sono pronto ma niente da fare!”.

E’ la prima volta in carriera che incappi in un infortunio importante come questo?

“Sì, è la prima volta che ho un infortunio del genere. Ho avuto molti infortuni nella mia vita calcistica ma sempre cose molto meno gravi; stiramenti, distorsioni, infiammazioni, uno strappo, due microfratture ai piedi ma mai un intervento chirurgico e mai tempi così lunghi. Prima o poi doveva arrivare? Speravo di no ma anche questo è il calcio, anche questa è la vita”.

Cosa vuol dire, infine, per te giocare in grigionero. E cosa ti senti di dire ai tuoi compagin che stanno per iniziare l’avventura?

“I motivi che mi hanno spinto ad indossare la maglia grigionera sono molti. Potrei stare una giornata intera a parlarvene ma cercherò di essere sintetico. In primis ho deciso di entrare nel mondo Lebowski grazie a mio fratello, Roberto, che ha giocato prima di me con questi colori permettendomi di conoscere questa famiglia. Le mie zie, socie attive, tifose e volontarie e infine la volontà della società di coinvolgermi all’interno del loro progetto di calcio giocato e di tutto ciò che lo circonda. Il Lebowski è un’altra cosa, è un altro calcio. È un calcio in cui il calcio giocato non è la prima cosa, il Lebowski è la curva, è il Cpa fi sud. Il Lebowski è aggregazione, è sentimento, è volontariato, è un’idea di vita. Il Lebowski è un’idea che va in contrasto con tutto ciò che è il calcio oggi in qualsiasi categoria! Amici, famiglia, sentimento, condivisione: questo è per me il grigionero, e quando ci arrivi difficilmente riesci poi a farne a meno. Ai ragazzi che hanno appena iniziato questa nuova avventura ho inviato un messaggio nel giorno dell’esordio ufficiale di domenica scorsa in Coppa Italia: “Ci tenevo a dirvi che sarò accanto ad ognuno di voi con la testa e con il cuore sempre! Godetevi ogni momento in ogni partita…. Godetevi la curva, godetevi il gruppo, godetevi la magia di questo sport e non vi risparmiate mai! In bocca al lupo amici! Forza Lebo”.

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