L’ambito riabilitativo viene influenzato, come altri aspetti della nostra esistenza, dai social e dalle nuove correnti, che spesso sono utilizzate da atleti che hanno rilevanza internazionale.

La diffusione di internet e dei social media ha dato quasi a tutti la possibilità di documentarsi su qualsiasi cosa, purtroppo però non esiste ancora il filtro “qualità”, ovvero possiamo leggere su internet veramente tutto e il contrario di tutto, basti pensare alle bufale o “fake news” a cui oramai siamo abituati quasi giornalmente.

FisioLab 2.0 cerca di fare un pò di chiarezza, basandosi come al solito sulle ultime notività scientifiche, approcciandosi così in maniera onesta e corretta agli aspetti che riguardano l’universo riabilitativo.

Oggi vi parliamo della coppettazione, o cupping therapy, tecnica della medicina tradizionale cinese che afferma di ridurre le più svariate problematiche: dalla “stanchezza fisica” alla riduzione delle contratture, ma anche mal di testa, nevralgie, sciatiche fino ad arrivare a trattare impotenza e problemi seri come la depressione, insomma una panacea a tutti i nostri mali…

Il principio su cui si basa è quello di movimentare i liquidi presenti nel nostro corpo con l’utilizzo di coppette (che possono essere di diversi materiali: bamboo, vetro…) creando un sottovuoto con una fiammella posta al suo interno, che va a richiamare sangue e liquidi nella zona in cui è posizionata la coppetta.

La sua grande diffusione si è implementata a dismura quando Michael Phelps, forse il più grande nuotatore della storia di tutti i tempi (23 ori alle olimpiadi) si è presentato così nel 2016.

Più recentemente anche Radja Nangollan, centrocampista della Serie A che è passato quest’estate dalla Roma all’Inter, si è presentato con le stesse macchie sul collo, in lui meno visibili per via dei numerosi tatuaggi.

Lo stesso Marco Borriello, fenomeno più sui social che sul campo sportivo nell’ultima stagione, ha pubblicato più volte su instragram l’utilizzo di questa tecnica per la “risoluzione?!” del suo problema al polpaccio.

La domanda quasi retorica a questo punto sorge spontanea: ma se professionisti di questo livello ne fanno uso allora funziona davvero?

La risposta è no e adesso vi spiego perché. Ad oggi la letteratura scientifica su questa tecnica conferma che non ci sono differenze riscontrabili con l’utilizzo di questa tecnica su riduzione del dolore, miglioramento della performance, scale valutative.

Quindi non serve a niente!!! E rispetto ad altro tecniche utilizzate per il trattamento del medesimo problema, ipotizziamo una contrattura, è più pericolosa perché è possibile creare, oltre all’inguardabile succhiotto, anche piaghe e bruciature se il personale che vi sta trattando non è esperto.

Cercando su “Dottor Google” nei vari portali che parlano di questa tecnica, dopo aver illustrato i “benefici”?! della tecnica, paragonabili come abbiamo già detto all’acqua santa, ammettono anche loro che non c’è nessuna evidenza scientifica che quello che state facendo vi possa aiutare o vi possa far star meglio.

Dopo aver letto tutto questo, vi verrà in mente un’altra intelligente domanda: ma allora se non ci sono evidenze e può essere dannosa perché viene utilizzata e pubblicizzata?

Perché purtroppo viviamo di “mode” e questa è la moda del momento, anche se come vi ho spiegato non c’è nessun senso per farlo.

P.S.: l’avere un amico che aveva la sciatica e non risolveva con niente ma con la coppettazione è stato meglio, oppure avere la moglie che aveva mal di testa e con la coppettazione non ce l’ha più non fanno di questa tecnica una tecnica valida o scientificamente sensata.

Il dolore dipende da moltissimi fattori e credenze, quindi esistono tanti motivi perché possa essersi risolto anche con una tecnica che non serve a nulla, a parte il fatto di farvi assomigliare alla Pimpa.

Ripetiamo il mantra che avete letto alla fine di ogni nostro articolo: per la vostra salute esigete sempre il meglio, affidatevi a professionisti veri e non a stregoni che usano pratiche senza fondamento, FisioLab 2.0 è a vostra disposizione.

 

Articolo a cura del Dr. Simone Pratesi, laureto in Fisioterapia, Master I livello in Terapia Manuale, socio fondatore di FisioLab Studio fisioterapico e FisioLab 2.0, amante del proprio lavoro e sportivo dilettante

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