Esecuzione Ki Nanbu Taiso

CHIANTI – Lo sapete cos’è il Nanbudo? Alcuni lo definiscono un karate… più “buono”.

In Chianti c’è un personaggio speciale, Furio Rugi, che con la sua scuola (Iamori Dojo) ha fatto (e sta facendo) una vera e propria opera di divulgazione.

“Il Nanbudo – inizia a raccontarci Rugi – è un’arte marziale giapponese. Il suo nome è composto da due parole: Nanbu, nome di famiglia del maestro Yoshinao Nanbu, e Do che significa “via”, “percorso di ricerca”. Il maestro Yoshinao Nanbu arrivò in Europa nel 1963, dopo aver vinto il campionato giapponese di Karate, e si stabilì in Francia”.

“Atleta spettacolare – prosegue Furio – con una preparazione completa di arti marziali (esperto di Karate, Judo, Aikido, Kendo e Kobudo) vinse due volte il campionato francese e diverse coppe continentali, divenne allenatore della squadra francese e cominciò a dedicarsi all’insegnamento del Karate viaggiando in tutta Europa, Stati Uniti, Giappone ed Africa. Ben presto il maestro cominciò ad essere critico verso un insegnamento delle arti marziali troppo finalizzato alla competizione sportiva, che metteva in secondo piano la filosofia e il vastissimo bagaglio tecnico della tradizione marziale giapponese, il Koryu Budo. Inoltre vedeva nel Karate un eccesso di rigidità e cominciò ad inserire nell’allenamento movimenti più fluidi e circolari”.

“Finalmente – rimarca – nel 1978, presentò la sua nuova disciplina: il Nanbudo.
Quest’anno, a Parigi, con il maestro Nanbu, abbiamo festeggiato i quarant’anni del Nanbudo e i suoi settantacinque anni di età”.

“La nostra scuola – continua nel suo racconto – chiamata Iamori Dojo, è stata fondata nel 2009. All’inizio nessuno conosceva il Nanbudo, così ho dovuto impegnarsi in una grande quantità di iniziative per farlo conoscere e, per esempio, in otto anni, il Nanbudo è stato presentato a circa 4.000 bambini delle scuole primarie”.

“Una particolarità del Nanbudo? Anche l’allenamento con il Bo – risponde Rugi – Il Bo è un bastone lungo 184 cm che anticamente veniva utilizzato dai monaci buddisti che non usavano armi.  Dal 2013, ogni anno, abbiamo organizzato un seminario internazionale di Bo presso il monastero di Vallombrosa. Quest’anno erano presenti Sloveni, Croati, Scozzesi e naturalmente gli allievi dello Iamori Dojo”.

“Il Nanbudo inoltre – spiega ancora Rugi – prevede i Keiraku: sette esercizi caratterizzati da movimenti lenti studiati per stimolare il flusso energetico nei meridiani dell’agopuntura”.

Perché, ci dice ancora Rugi, “il Nanbudo aspira ad essere un sistema educativo basato su valori universali, come il rispetto e l’armonia tra uomo e natura, ma mantiene anche un aspetto sportivo. Ogni anno vengono organizzate delle competizioni di Kata e Randori. Quest’anno tre nostri allievi hanno fatto parte della nazionale italiana di Nanbudo al campionato europeo che si è svolto a Parigi”.

“Il Randori è un combattimento solo difensivo – conclude – Lo scopo è infatti quello di mettere a terra nel più breve tempo possibile l’attaccante utilizzando una delle 78 tecniche codificate dal maestro Nanbu. Le cadute sono particolarmente acrobatiche. L’Italia ha conquistato un secondo posto nella specialità Kata ed un quarto posto nella specialità Randori”.

Per seguire le attività della scuola di Nanbudo potete visitare www.iamoridojo.it o la pagina Facebook Nanbudo Iamori Dojo.

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