Nella storia calcistica del nostro paese c’è un “fil rouge” che unisce tutte le più grandi imprese della nostra nazionale. Che dà un senso preciso anche al nostro modo di essere italiani, che ci rappresenta.

La nostra nazionale è sempre stata una delle più forti del mondo.

Eppure le vittorie mondiali sono sempre coincise con periodi molto molto particolari, per nature diverse.

Le prime due, negli anni della guerra, proprio quando la popolazione era stritolata dal momento più buio della nostra storia recente.

Nel 1982, quando il calcio-scommesse dominava la scena sportiva e si arrivò addirittura ad arrestare i giocatori direttamente in campo qualche anno addietro, scatenando l’opinione pubblica che non poteva neanche vedere Paolo Rossi condannato e poi comunque convocato da Bearzot.

Infine nel 2006, quando Calciopoli rase al suolo il “sistema Moggi”, la Juventus e tante altre squadre più o meno coinvolte.

Quando veniamo spronati, noi tiriamo fuori il meglio.

E il nostro meglio, è molto meglio del meglio altrui, su questo non ci piove.

La nostra Fiorentina si è ritrovata in una posizione tristemente simile.

Dalla scomparsa del nostro capitano, i nostri ragazzi si sono totalmente trasformati.
Giorni, settimane da incubo, nessuno aveva voglia né forza per tornare in campo.

Poi arrivò quella prima gara dopo la tragedia, contro il Benevento.

Una squadra che era anche piuttosto in forma mentre noi non ci eravamo neppure allenati.

La Fiorentina vinse e al fischio finale caddero tutti a terra stremati, sia psicologicamente che fisicamente. Quel giorno è stato il vero spartiacque stagionale.

La Fiorentina non vale un piazzamento Uefa, il valore tecnico dei nostri ragazzi sappiamo qual è.

Prima di tutto questo eravamo intorno al 12° posto. Forse un pochino troppo in basso, forse qualcuno stava rendendo meno di quello che valeva davvero. Ma dopo, nel giro di soli due mesi, abbiamo tenuto un ritmo da prima in classifica.

Cosa è successo, si sono riscoperti forti?

Quelle nazionali, non erano forti nei bienni precedenti o successivi? Perché hanno vinto proprio in quegli anni? La testa, l’orgoglio, lo spirito di gruppo, le ragioni di un gruppo.

Queste sono le cose che fanno davvero la differenza.

La Fiorentina va a Genoa dopo un periodo di grandi vittorie ma dopo l’unica sconfitta di Sassuolo. Segna per prima, e poi va sotto. Perché sbagliamo e perché sembriamo stanchi…

Ed è lì che avrebbe mollato, la squadra del girone d’andata. Quella di adesso non demorde più.

E un po’ grazie a Pandev e molto grazie a questo gruppo incredibile, si riprende la partita e va clamorosamente a vincere 3-2 con due ragazzi entrati dalla panchina, due veri e propri “carneadi”.

Il “comparto sportivo” sta andando ben oltre i propri limiti e di questo bisogna tenere conto, quando un giorno faremo una valutazione seria tecnico-sportiva.

Non si dica che la squadra è forte e che basta qualche ritocco, perché non è così.

Non potranno tenere questa tensione, questa concentrazione ancora per molto.

A noi basta però che la tengano per altre due settimane.

Poi Firenze renderà merito a questi uomini con la U maiuscola.

Dario Del Gobbo

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