CHIANTI – E’ partito il Giro d’Italia. Oggi, venerdì 4 maggio. Mentre scriviamo si sta concludendo la prima tappa, la cronometro di Gerusalemme.

Si inizia infatti per la prima volta fuori dall’Europa. In Israele. Segno dei tempi, di un pedale ormai globale.

E pur comprendendo le scelte del “mercato”, ci piace salutare l’avvio della grande corsa rosa con le parole di uno che il ciclismo lo sente dentro, nel profondo.

Come sempre infatti Giancarlo Brocci, il “babbo” de L’Eroica, da Gaiole in Chianti ci colpisce il cuore e il cervello con il suo amore sconfinato per la bicicletta.

“Una volta – scrive Brocci – quando eravamo bambini o poco più, il Giro d’Italia aveva un fascino ulteriore: cominciava dopo, oltre metà maggio ed era già clima di fine scuola, di vacanze. E di bici”.

“Non potevo – prosegue – oggi che si avvia, astenermi dal parlare di Giro; è parte della nostra storia, tanto più della mia, a prescindere da qualche discussione degli ultimi anni”.

Una giornata che, in perfetto “stile-Brocci”, l’ha portato sui luoghi del ricordo, della memoria: “Stamani son voluto andare a girare per i luoghi della mia infanzia; mica un gran percorso, poche decine di metri attorno a via Roma e via Ferrucci, il ponte che le unisce che una volta era in pietra, come quello rimasto appena 50 metri più in su”.

“Stava tutto lì – ricorda Brocci – il distributore Fina dei miei, il Barrino, la macelleria Chini (di Bega) ed il barbiere, Bruno di Sofia, che non era un casato geografico, solo il nome della mamma. Il Gamba, l’uomo delle bici, l’appassionato da cui si fermavano tutti i ciclisti di passaggio, faceva il calzolaio poco distante ed al Barrino veniva spesso, soprattutto a leggere i giornali”.

“Era una fossa delle Bermude – e qui i ricordi… debordano – il barbiere capo coppiano, gli altri di qua o di là schierati ma sempre con grande verve. Quando Fausto perse una crono, a Follonica da Astrua credo, gli attaccarono all’ uscio di bottega un manifesto con la sua foto e la scritta “Esausto Coppi”. Girava già la storia della Dama Bianca e questi sfottò, aneddoti, racconti, riempivano il mio Barrino di bambino”.

“I nostri erano giochi semplici – scrive ancora Brocci – la bici un’evasione estiva, i tappini un passatempo facile e di gran voga. Bastava un gesso, un cortile, uno spruzzo di fantasia e vai col Giro, con Adorni che cercavo di far vincere nelle mie tappe personali in cortile”.

“E poi cominciava la televisione – conclude – quel bianco e nero che affascina ancora; era bella l’Italia semplice del Giro d’Italia, come magistralmente scrisse Paolo Facchinetti in un libro che consiglio a tutti come lettura delle prossime, comunque speciali, tre settimane”.

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