GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – Una passione che unisce tre generazioni, da un padre maestro che insegna alla figlia che a sua volta diventa maestra e la trasmette anche ad uno dei suoi figli.

Come un passaggio di consegne che ancora non si è concluso però, essere divulgatori di una disciplina nobile e ancora un po’ sconosciuta come la scherma. Per fortuna sempre meno.

Elena Cazzato, pugliese di nascita ma divenuta ormai da tempo grassinese, è quella figlia che dal padre Paolo ha ricevuto i primi rudimenti di questo sport.

Li ha fatti suoi, come anche il fratello Roberto ha fatto, e quando da grande sposa ta e divenuta madre in un’altra città ha capito che doveva ricominciare a praticarla ha deciso di non accontentarsi. Ne è diventata a sua volta maestra.

“La scherma è stata mio padre – ci racconta Elena – Dall’età di tre anni ho avuto un fioretto in mano e lui è stato il mio unico maestro. È il maestro più anziano d’Italia, proprio ad aprile compirà novant’anni ed è ancora sulla pedana nell’accademia di cui è titolare insieme a mio fratello a Lecce”.

“Quando a diciotto anni mi trasferii qui a Firenze – continua – la lasciai, dedicandomi alla pallavolo senza abbandonare mai lo sport tranne quando avevo i bambini piccoli. Dall’esempio di mio fratello che teneva dei corsi di scherma nelle scuole elementari a Lecce mi venne l’idea di provare ad inserirla anche nelle attività didattiche della scuola dei miei figli a Grassina. Presi contatti con alcuni vecchi maestri conoscenti di mio padre qui a Firenze ai quali presentai il progetto. Venni consigliata di ricominciare a studiare per diventare maestra e tenere io stessa i corsi”.

Da lì le si accese la lampadina. Così ha fatto, ripartendo dal diploma di istruttore regionale che aveva già conseguito nel 1998, con fatica si è messa a studiare e a sostenere le ore di tirocinio necessarie fino ad ottenere il diploma di istruttrice nazionale nel 2015.

Non contenta ha voluto continuare e dopo vari stage, aggiornamenti, fatto presenza ad una gara internazionale con relativa relazione, aver conseguito una tesi e superato i due moduli previsti nel corso ha sostenuto l’esame diventando maestra terzo livello SNaQ nel 2017.

Un iter lungo quattro anni durante i quali ha alternato allo studio e all’insegnamento in palestra e nelle scuole la famiglia.

Tanto tempo preso a quest’ultima ripagato dalla soddisfazione di portare avanti una passione.

“La scherma si avvicina ai bambini anche istintivamente – prosegue Elena – attraverso l’idea che loro hanno del combattimento, della battaglia e il nostro primo approccio con loro è attraverso il gioco. Solo da ragazzi si inizia l’attività agonistica vera e propria con più maestri da cui prendere spunti diversi”.

“Il maestro e lo sport inteso come supporto alle famiglie nella crescita dei ragazzi per aiutarli a gestire le ansie e le paure fino alle situazioni più difficili”: in palestra, al Circolo Scherma Polisportiva Attraverso, Elena si misura infatti con la sfida di allenare anche ragazzi che presentano disabilità, nello specifico ha ereditato da un collega l’attività integrata di un gruppo di sei ragazzi non vedenti.

“E’ bellissimo lavorare con loro – spiega – acquisiscono una sensibilità tale da raggiungere alti livelli tecnici, tenuto conto naturalmente delle difficoltà che possono avere, come per esempio l’equilibrio, dovute alla loro condizione. Siamo riusciti ad arrivare a far fare tra di loro esercizi convenzionali cioè fare lezioni insieme ai bambini vedenti. Questi li guidano nei comandi e tirano di scherma insieme a loro dopo essere stati bendati”.

Nella consapevolezza di quanto un’attività sportiva possa migliorare la vita di persone con disabilità e per dare la possibilità di conoscere questo progetto Elena ci parla dell’evento “1° Trofeo Un Petalo per Margherita” che hanno organizzato per il prossimo 22 di aprile presso la palestra dell’istituto superiore Gobetti-Volta di Bagno a Ripoli, nella quale già da tre anni insegnano scherma all’indirizzo sportivo: “Sarà una gara integrata di spada mista ad invito per categorie riservata a vedenti e non vedenti, affinché le famiglie possano rendersi conto di quanto lo sport possa diventare importante come elemento di aggregazione sociale per tutti, soprattutto in certe condizioni. Il ricavato verrà devoluto alla onlus già conosciuta sul territorio”.

Silvia Rabatti

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