Foto di Acf Fiorentina

Si può parlare di impresa  sportiva?Beh, in un certo senso sì.

Certo, il Torino lo abbiamo visto, al momento non è squadra. Mazzarri – che per inciso a me piace tantissimo – è ancora lontano dall’avere un barlume di collettivo e di gioco e il pareggio sarebbe stato un premio eccessivo per i suoi.

Ma l’impresa, è ovvio, non è l’aver vinto a Torino.

E tutta la situazione nella sua unicità e tragicità ad essere una sorta di piccolo miracolo sportivo.

Nelle ultime due settimane la vita dei nostri ragazzi è ovviamente molto cambiata.

Non sono più un gruppo, sono diventati quasi una famiglia. Ragazzi che hanno condiviso qualcosa di profondissimo che si aiutano l’uno con l’altro molto più di prima, che si confortano e si spronano a vicenda, tutto nel nome di quello che era il loro e il nostro capitano.

Stanno riuscendo in quello che era solo auspicabile ma davvero difficilmente immaginabile: trasformare tutto questo in energia positiva, in forza, in impegno purissimo.

Anche un cuore di pietra come il mio si commuove di fronte a Thereau e alle sue dita in alto, dopo il rigore trasformato a tempo scaduto e dopo che si era preso i peggiori impropèri sul gol del pareggio, dove allarga le braccia come a dire a Belotti: “Prego Gallo, accomodati, vieni pure, tanto io sono un attaccante, di certo non dovrò coprire su di te, ci sarà un mio collega…”, no Cyril, nessun collega.

I discutibili cambi di Pioli (Falcinelli e Thereau appunto, forse i peggiori in campo) fanno tornare la voglia di parlare di calcio e di confrontarsi. Salvo poi tornare subito tutti d’accordo quando si parla di Gil Dias e di quanto stia bene seduto in panchina.

Doverosa, ma splendida e molto tempestiva l’idea di intitolare il centro sportivo dei “campini” a Davide Astori.

Cognigni a fine partita è apparso più coinvolto del solito, meno impenetrabile e apparentemente ancora molto emozionato. Sarebbe stato assurdo il contrario, ma stiamo pur sempre parlando di Cognigni.

Il presidente ha colto l’occasione per rilanciare, per ribadire che le ipotesi di cessione sono oramai acqua passata e che la situazione è sicuramente cambiata, che i Della Valle sono pronti ad un’inversione totale di marcia e che insomma… il “progetto” è pronto per una nuova fase.

Sono parole che abbiamo sentito già molte volte e che personalmente prendo con le molle (vi prego di gradire l’eufemismo). Ma stavolta hanno un peso cento volte superiore.

Stiamo parlando di un cambiamento che prenderà corpo in memoria di un ragazzo che è morto con la maglia viola addosso e con la fascia di capitano al braccio. Stavolta non si potrà promettere senza mantenere. Assolutamente no.

Dario Del Gobbo

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