BAGNO A RIPOLI – La ricorda così, quell’azione: “C’era una punizione a nostro favore sulla destra. Non so nemmeno chi l’ha calciata tra i miei compagni, perché io stavo arrivando di corsa. La palla è arrivata in area, il portiere avversario è uscito nel mucchio e ha respinto ma non ha trattenuto: la palla è arrivata verso di me, sul secondo palo. Ho stoppato in qualche modo, calciando di controbalzo, la palla si è alzata sopra tutti ed è entrata”.

Quello è il gol del 2-2 del Cubino sulla Rontese, in pieno recupero e partendo dallo 0-2 iniziale.

E quello che ha segnato adesso non è un giocatore come gli altri. È il portiere dei gialloblù, Giulio Romei. E quando un portiere segna non è mai un giorno uguale agli altri.

“Se ho pensato al portiere del Benevento Brignoli e al suo gol col Milan? No, direi proprio no. Non ho pensato a nulla in particolare. È stato solo un gesto istintivo. E ho finito per fare una cosa che va contro la concezione stessa del portiere: di solito noi lavoriamo per non far fare gol agli altri, non per segnarne noi”.

Giulio se lo sentiva, che era la giornata giusta, in qualche modo.

C’è un antefatto, più indietro di una decina di minuti.

Il n.1 si gira verso la sua panchina e chiede quanto manca alla fine. Il Cubino è sotto 2-1, lui vorrebbe salire su un calcio d’angolo.

Ma il suo allenatore non è tanto d’accordo: “Gli ho fatto una partaccia, mi dispiace anche – confessa Nicola Vasetti – Ma dove pensi di andare?, gli ho detto. Resta in porta”.

“Ma dieci minuti dopo – continua l’allenatore – sono stato io a dirgli il contrario: ma che ci fai ora in porta? Sali!”.

E stavolta Giulio sale, trova l’impatto giusto, supera il collega mugellano Scarpelli e segna il gol del pareggio in uno scontro-salvezza mica da poco.

Ma quel gol vale ben più del pareggio per Romei. Classe ’97, al primo anno al Cubino, Giulio è un portiere originario del Mugello e quella sfida alla Rontese per lui non è uguale alle altre.

Nemmeno quella al coetaneo portiere avversario Scarpelli, con cui tante volte si sono incrociati anche nel settore giovanile, dai tempi dei derby tra Fortis Juventus e Scarperia: “Siamo sempre stati “rivali” in qualche modo, stesso anno di nascita, stessi campionati”.

Nativo di Sant’Agata, Giulio ha passato il settore giovanile tra Scarperia e Tre Esse, prima di scendere a Firenze negli Allievi Regionali della Floria 2000. Da Campo di Marte poi il ritorno in Mugello a Luco, con belle soddisfazioni tra Juniores (con tanto di campionato provinciale vinto) ed esordio in prima squadra.

Poi quest’estate la scelta di giocare a Firenze, dove comunque Giulio ha trascorso i tempi delle superiori e dove adesso studia alla facoltà di Architettura. Con la maglia del neopromosso Cubino addosso: “E’ stato Lanini a dirmi che stavano cercando un portiere. Ho parlato con la società e non ci pensato troppo sopra. E così mi sono trovato a volare nella favola Cubino”.

Dice proprio così, “volare” e “favola”: “Non è descrivibile quello che è il Cubino. È un ambiente particolare, una repubblica a sé, una famiglia, un continuo prendersi in giro, a cominciare dai più anziani del gruppo che mi hanno subito fatto sentire parte dello spogliatoio”.

Fin qui Romei si è alternato con il più esperto Chioccini (classe ’81) tra i pali, anche nell’ottica del numero di “quote” da mandare in campo: “Con Luca mi sono trovato subito bene, andiamo d’accordo e non importa chi gioca dei due la domenica. Noi portieri siamo un mondo strano. Siamo un gruppo a parte, che la domenica si ricongiunge poi al resto della squadra”.

“Ho sempre giocato in porta – racconta Giulio – anche se avevo cominciato con la pallavolo. Poi ho provato col calcio, ma sempre e solo tra i pali. Mi è piaciuto subito. E anche oggi resta una bella valvola di sfogo”.

“Se ho un modello? – prova a rispondere – A me è sempre piaciuto uno come Casillas, un portiere non troppo alto, nemmeno troppo spettacolare, che non si fa mai notare per cose strane. Ma che gioca sempre per la maglia, per la sua squadra”.

Cosa ti hanno detto i compagni al momento del gol? “Erano contenti, mi facevano i complimenti. Anche se erano gli stessi che qualche istante prima mi urlavano: ma dove cavolo vai?”, scherza Giulio. E ovviamente loro non dicevano cavolo.

Soddisfazione doppia, personale e di squadra: “E pensare che questa estate sembrava dovessi andare a giocare proprio a Ronta, poi non se n’è fatto più di nulla. E sono contento così. E poi perché per noi quel pareggio vale davvero tanto. Potevamo forse anche puntare alla vittoria, ma la partita è andata in quel modo. E comunque il Cubino sta dimostrando di potersela giocare con tante realtà più organizzate di noi e con maggior tradizione, anche perché noi giochiamo davvero per passione e divertimento”.

Gabriele Fredianelli

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