CERBAIA (SAN CASCIANO) – Fabrizio Polloni, classe 1964, ed una carriera nel mondo dei dilettanti che farebbe invidia a molti.

Attaccante di razza, una prima punta senza scrupoli in grado di segnare più di 300 reti nell’arco della sua pluriennale carriera, di cui circa 100 con la maglia del Cerbaia.

La carriera di Fabrizio ha inizio nel settore giovanile della Cattolica Virtus per poi proseguire con le prime squadre di Cerretese, Figline, Impruneta, Sancascianese, Rufina, Bibbiena, Staggia (citandone solo alcune) e naturalmente Cerbaia.

“Cerbaia a parte – racconta Polloni – un anno che ricordo con particolare emozione è la stagione 1984/85, trascorsa con la maglia della Sancascianese sotto la presidenza del grande Luciano Calonaci (recentemente scomparso, n.d.r.). In quella stagione fui convocato nella rappresentativa Toscana per la partecipazione a due tornei interregionali a Jesolo ed a Salerno. Fu un’esperienza unica, dove riuscii anche ad aggiudicarmi il titolo di capocannoniere”.

Nel corso della sua esperienza calcistica saranno molte le soddisfazioni che riuscirà a togliersi Fabrizio: sono infatti 14 i campionati vinti in totale da questo spietato goleador ed esperto allenatore. Due di questi vinti a Cerbaia: uno nel 2002/03 da giocatore, l’altro nel 2006/07 da allenatore.

“Per 19 anni consecutivi – ci confida Polloni – non ho mai militato per più di un anno nella stessa squadra. Ho cercato costantemente di mettermi alla prova attraverso nuove sfide e nuovi stimoli”.

Nel 2000 però Fabrizio approda al Cerbaia: “Dal primo giorno in cui sono entrato a far parte di questo ambiente – afferma Polloni – mi sono subito sentito parte assoluta di un progetto, di una famiglia, di un paese. A Cerbaia ho vissuto momenti unici ed indimenticabili che mi hanno portato ad instaurare con questo piccolo paese un vero e proprio rapporto d’amore; tant’è che ormai da anni vivo qui a Cerbaia con tutta la mia famiglia”.

Tra le mille battaglie ed emozioni vissute con la maglia azzura Polloni ci ricorda due episodi in particolare.

Il primo relativo all’amichevole con l’Empoli del 2007 (già all’epoca militante in Serie A): “Quella partita fu qualcosa di unico, riuscimmo a tenere testa per oltre un intero tempo all’Empoli di Cagni, Eder, Raggi, Almiron e Vannucchi. Oltre ai complimenti ricevuti dagli empolesi, quella giornata sarà ricordata anche per l’invasione di campo di uno dei nostri tifosi più spassionati: il “grande Wembley” (questo era il soprannome con cui veniva chiamato da tutti a Cerbaia). Dopo che non ci fu assegnato un calcio di rigore, il mitico Wembley entrò in campo per chiedere spiegazioni direttamente al direttore di gara. Fu una scena unica, che ricorderò per sempre”.

Il secondo episodio ricordato da Polloni risale alla sua prima stagione da allenatore: “Non avendo ancora il patentino da allenatore, quell’anno fui tesserato come giocatore. Mancavano dieci minuti al termine della gara contro l’Isolotto e per noi quella era una partita fondamentale: avremmo dovuto vincere a tutti i costi per proseguire la corsa al titolo”.

“Avevo un ultimo cambio a disposizione – ricorda ancora – e da qualche minuto stavo facendo riscaldare il giovane e scaltro Trambusti. In quel momento però decisi di prendere una decisione tanto istintiva quanto rischiosa: dissi a Trambusti di fermare il riscaldamento poiché avevo deciso di gettarmi nella mischia un’ultima volta per cercare di sbloccare il risultato”.

In quella partita Polloni tornerà per un giorno, precisamente per soli 10 minuti, ad essere decisivo ancora una volta, con i suoi scarpini ai piedi, per il suo Cerbaia.

“In quei pochi minuti – conclude Polloni – riuscii a procurarmi un calcio di rigore (realizzato poi da Dainelli) e a fornire un prezioso assist su calcio d’angolo. Fu così che vincemmo 2-0 e ci aggiudicammo tre punti importanti per il proseguo della stagione. Il ricordo più bello di quella giornata furono i festeggiamenti con la squadra e tutto lo staff: un’emozione indescrivibile”.

Duccio Becattini

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