Cristian Casci con Claudio Desolati e la maglia della stagione '80-'81

FIRENZE – La più collezionata è la n.10 di Giancarlo Antognoni, l’idolo fin dall’infanzia, con il suo numero coniugato in tutte le salse: Fiorentina, nazionale, perfino il Losanna di fine carriera.

Ma quella a cui è più affezionato è di Claudio Desolati, stagione ’80-’81, marchiata Adidas. “Era uno dei miei obiettivi da sempre. E poi con Claudio ho lavorato dieci anni insieme, ai tempi della Scuola Calcio Desolati. È stata un’emozione accoglierla nella mia collezione”.

Cristian Casci, fiorentino di Rifredi (ma da un ventennio a Gavinana), è stato per sette lunghi anni allenatore e responsabile del settore giovanile della Grevigiana (“Anni fantastici, nei quali sono stato ripagato con affetto e competenza dal presidente Coppi e dalla dirigenza gialloblù). Da questa stagione invece ha fatto il grande salto alla Scuola Calcio del Prato, dove guida gli Esordienti B classe 2007.

Fuori dal campo, la grande passione di Cristian è il collezionismo di maglie di calcio. Non la semplice maglia ufficiale che si può acquistare al negozio o allo store. Semmai quella vissuta e indossata sul campo dai protagonisti.

Quella unica, riconoscibile, anche fosse solo per un dettaglio o un’imperfezione, una cucitura o un ricamo. Per quei particolari che spesso sfuggono agli occhi di un profano, ma non allo sguardo a raggi x di un collezionista.

Tutto nacque con la mitica maglia viola con lo sponsor j.d.farrow’s, quella con l’enorme giglio alabardato sul petto. Era un regalo di Natale, e ogni Natale successivo divenne un’usanza in famiglia: a Cristian la nuova maglia della Fiorentina, versione dopo versione, sponsor dopo sponsor. Opel, Crodino, e via così. Fino a che quella della maglia non è diventata una passione vera. E non solo tinta di viola.

“Quale considero la più bella? Quella della Lazio anni ’80 con la grande aquila stilizzata sul petto e lo sponsor Seleco. Ne possiedo una appartenuta a Lionello Manfredonia ed esteticamente secondo me è la più bella di tutte”.

Oggi ogni calciatore ha a disposizione tre maglie per ogni partita: una all’inizio, una per il secondo tempo, uno per scambiarla a fine match. Fanno centinaia di maglie per ogni giocatore in ogni campionato.

Un tempo non era così. Una muta di maglie poteva durare più stagioni, pure in Serie A. E alcune venivano poi “passate” ad altre compagini cittadine, dilettantistiche o giovanili. “È capitato per esempio che alcune maglie della Fiorentina siano poi passate a società satellite come il Campo di Marte o altre”, magari sostituendo lo sponsor o togliendo via la coccarda di una Coppa Italia vinta.

Ovviamente allora non c’erano numeri fissi né i marchi della Lega Calcio sul braccio. Oggi alcune di queste raggiungono valutazioni sul mercato in termini di migliaia di euro.
Parallelamente al crescere della passione per le maglie e dell’amicizia con Massimo Monti, sono venute per Cristian anche diverse esposizioni e mostre in giro per la città, ormai più di venti, tutte per beneficenza, a favore di due associazioni come Giglio Amico e la Fondazione Claudio Ciai, intitolata tra l’altro a quello che era un ex giocatore della Rondinella nonché grande amico di Cristian.

Cristian ha cambiato più volte tema alla sua raccolta. Vendendo, riacquistando, scambiando, sostituendo. Oggi punta su quelle della Fiorentina appartenute ad Antognoni (l’ultima è freschissima, j.d.farrow’s, ma a manica corta. “Di Giancarlo mi manca solo quella dei tempi dell’Astimacobi, ma dubito che ne esistano in giro”), ma anche su quelle della Rondinella (di cui è attualmente l’unico collezionista) e del Torino (“La più bella è quella con lo sponsor Barbero. Ho quella appartenuta a Paolo Beruatto”).

Con qualche puntata anche sul campionato brasiliano grazie a un corrispondente sudamericano, Mauro Matta (“Splendida è quella granata del Corinthians, dedicata al Grande Torino, con il numero 1949, l’anno della tragedia di Superga, riportato dietro il colletto”).

Dalle Sorelle Tortelli, che un tempo cucivano per la Fiorentina e per tante altre squadre, alle produzioni estere di oggi ne è passato di tempo, sul campo e nei magazzini delle società di calcio.

Una storia che dalla “lanetta” di una volta passa attraverso l’acrilico e giunge verso i materiali ultramoderni dei giorni nostri: “Gli anni ’80 sono stato un momento di grande sperimentazione. È stato il vero bivio per questo mondo. E a quei tempi appartengono le maglie più belle”.

Gabriele Fredianelli

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