MERCATALE (SAN CASCIANO) – Valerio Galardi, alias il “Gaga” (classe 1957), l’infallibile terzino sinistro gialloverde, che per ben diciassette anni ha servito con onore e passione la sua amata squadra del Castellina, racconta le soddisfazioni della sua lunga carriera calcistica nella società.

“Tutto ebbe inizio – spiega Valerio – quando ancora giocavo nel Mercatale e Bruno Bruschettini, l’allenatore del Castellina, mi propose di sottopormi a un provino nella sua squadra”: correva l’anno 1975 quando Bruschettini, occhi puntati su Valerio durante una partita, si accorse che il ragazzo aveva una marcia in più rispetto agli altri calciatori.

Il provino confermò le aspettative dell’allenatore e da un momento all’altro Valerio, accolto nella nuova squadra, si ritrovò immerso in una realtà molto diversa da quella a cui era abituato, sentendosi “i primi tempi – confessa – quasi come un pesce fuor d’acqua”.

Infatti, il Castellina dello storico presidente Franco Niccolai rappresentava un vero e proprio salto di qualità per quel semplice e modesto ragazzo di campagna, neanche ventenne, che rimase meravigliato di fronte all’ottima organizzazione della società, alla sua meticolosa cura dei propri calciatori (“ci lavavano persino le divise – rammenta – neanche al Siena!”).

Bruschettini gli affidò il ruolo di terzino sinistro, al quale lui già era abituato nella vecchia squadra, e per i diciassette anni successivi di milizia gialloverde nessuno pensò mai di schiodare il “Gaga” (storico soprannome datogli dai nuovi compagni) da questa postazione.

Una scelta azzeccata per un difensore dal fisico notevole, prestante, che affrontava l’avversario con grinta e tenacia, riuscendo a cavarsela il più delle volte e a segnare gol, “pur non avendo – ammette – una solida preparazione tecnica alle spalle”.

Nel ’75 vinse con la sua squadra il campionato juniores e l’anno successivo il campionato di Promozione, sbarcando a ventuno anni (era il più giovane della squadra) nella serie D, la più alta vetta raggiunta in carriera, nella quale ha giocato da semiprofessionista per un anno.

“Ho vissuto intensamente questi momenti – parla con nostalgia – per due volte a settimana a lavoro mi era stato concesso di staccare prima per partecipare agli allenamenti (duravano due ore circa) a patto però – continua – che lavorassi anche il sabato mattina per recuperare il tempo perso”.

Una passione, quella per il calcio, che non è stata scalfita neanche da una brutta distorsione al ginocchio, occorsagli nell’84 quando aveva ventisette anni e dopo sei mesi di assenza è tornato sul campo più grintoso che mai.

“Il Castellina – dice – è stata per me una seconda famiglia. Ero in ottimi rapporti con i miei compagni (tra i quali ricorda l’amico Franco Dragoni, prima compagno di squadra e poi suo allenatore) e con la società, con la quale – sottolinea – ho passato diciassette anni bellissimi”.

Il 3 settembre scorso, durante la cena per il 50esimo della società, al “veterano” è stato donato un pallone autografato dai suoi ex compagni e una maglia gialloverde, in merito alla sua lunga carriera.

“Sono passati molti anni da quando me ne sono andato – conclude – e spesso sogno ancora di essere sul campo a giocare con la mia squadra”.

Cosimo Ballini

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