TAVARNELLE – Il calcio per lui è questione di famiglia, di padre in figlio. Luciano Santucci, per tutti Bucciardino (“non so mica perché: ci chiamano così da generazioni ormai”), da oltre quarant’anni si occupa di pallone come dirigente, prima alla Libertas Tavarnelle e oggi al San Donato Tavarnelle, dopo la fusione del 2006, adesso con la carica di vicepresidente e di accompagnatore ufficiale.

Prima di lui, era toccato al padre Piero, per oltre mezzo secolo dirigente alla Libertas.

Ex calciatore del Marcialla, Bucciardino non ha nemmeno trent’anni quando entra nella dirigenza tavarnellina: “Era il 1976. Cominciai come vicepresidente, sotto la presidenza di Luigi Biagi e non ho più smesso. Per vent’anni sono poi stato presidente a mia volta e mio padre è stato premiato dall’allora presidente della Federazione Matarrese per i cinquant’anni da dirigente. È una vera dinastia la nostra”.

Un dinastia che prima in biancoblù e poi in gialloblù ha conquistato per tre volte la Serie D: “Il primo è stato mio padre nel 1972, quando il Tavarnelle è andato in D e io ancora non ero arrivato in società. Poi è toccato a me due volte negli ultimi anni”.

Nella memoria ci sono tanti giocatori passati davanti ai suoi occhi, da Enrico Funari a Marco Agresti fino al più recente Fabio Ercolino (“una brava persona, prima di tutto”), ma in realtà Santucci fa fatica a fare una scelta sui suoi preferiti: “Sono rimasto affezionato a tutti nello stesso modo. Sento che sta nascendo grande sintonia anche coi tanti ragazzi nuovi di quest’anno, a preparazione appena iniziata. Gli ingredienti sono sempre gli stessi: amicizia, serenità e rispetto”.

COLONNE – Il presidente Bacci fra Luciano Santucci e Gino Capacci

D’altra parte, lui è uno degli elementi irrinunciabili intorno alla squadra: “Ci tengo molto che nello spogliatoio ci sia serenità. Dopotutto, siamo qui soprattutto per giocare a pallone e divertirci. E io qua ci sono sempre, giorno per giorno. Anche in questi primi giorni di ritiro: mangio carote, patate e insalata coi giocatori. Sapete quante carote avrò da mangiare da qui a fine stagione?”

Per uno nato ai tempi dei tanti (e sentitissimi) campanili, il calcio attuale ha un sapore diverso, ma è giusto che sia così: “A volte ci penso. Ritorno, da tavarnellino. alla rivalità che c’è sempre stata con la Sancascianese e il San Donato. E mi accorgo che adesso collaboriamo con i primi per il settore giovanile, e coi secondi ci siamo fusi ormai da oltre un decennio. Chi l’avrebbe mai detto tanti anni fa?”.

Nel 2006, a fusione appena avvenuta, sarebbe stato difficile pensare a qualcosa di così duraturo: “E invece oggi siamo una società modello. C’è un apporto ottimo da parte di entrambe le componenti, con la massima sintonia, sennò sarebbe stato impossibile andare avanti. E fondamentale è stato resettare il passato e vivere il presente comune, senza più nessuna rivalità interna”.

Il San Donato Tavarnelle parte adesso con buone ambizioni: “L’obiettivo è una salvezza più tranquilla dell’ultima stagione. Siamo fiduciosi, grazie anche a un allenatore come Marmorini, molto giovane ma già con esperienza e tanta voglia di lavorare”.

Qualche nome da tenere d’occhio in vista della stagione che verrà, in una rosa rivoluzionata rispetto al recente passato: “Se Frosali è la bandiera e Caciagli è la certezza, io dico di guardare con attenzione a un giovane ’99 come Calamandrei. E a tanti altri elementi interessanti, come Cela o Di Vito”.

Gabriele Fredianelli

Redazione
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